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Comunali Milano 2016: i milanesi snobberanno queste elezioni in tono minore?

Spazi elettorali rimasti vuoti sui tabelloni, liste quasi dimezzate rispetto al 2011, una campagna elettorale senza guizzi: le comunali milanesi di domenica prossima sembrano elezioni in tono minore. Quale sarà la risposta dei cittadini in termini di affluenza?
A cura di Francesco Loiacono
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Una competizione elettorale in tono minore. E' quella a cui stanno partecipando i nove candidati che si contenderanno il prossimo 5 giugno la poltrona su cui, ancora per poco, siede Giuliano Pisapia. Soltanto domenica (o, molto più probabilmente, il 19 giugno) si potranno tirare le conclusioni sull'andamento del voto. Eppure, qualche segnale che denota come la campagna elettorale per queste amministrative sia stata sottotono già c'è. Ad esempio: a parte qualche attacco personale tra candidati, non si è di certo arrivati al climax toccato nel 2011 con l'ormai celebre accusa di furto della Moratti a Pisapia, che secondo molti analisti costò la vittoria all'ex ministro. Ma anche alcuni numeri, nudi e crudi, evidenziano come queste elezioni stiano passando in sordina. Pensiamo ad esempio alle liste in campo: 17 quelle che si contendono i voti dei milanesi, contro le 29 del 2011.

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Un altro segnale, forse più evidente, campeggia su tutti i tabelloni elettorali sparsi in città. Già il loro numero è stato ridotto rispetto al 2011 (da un migliaio a 340): in più, molti non sono stati assegnati. Le cause? Oltre al minor numero di liste in campo, anche la crisi di liquidità dei partiti, la battaglia sulle affissioni abusive portata avanti dal Radicale Marco Cappato (e costata multe per migliaia di euro alle casse di alcuni partiti), la definitiva scoperta dei social network da parte della politica. Tutto concorre, sicuramente. Ma la sensazione è che il vuoto nei tabelloni corrisponda a un vuoto di rappresentanza dei partiti politici ormai sempre più sentito dalla gente.

La scelta di votare il 5 giugno non aiuta

A peggiorare la situazione la scelta, già criticata, del 5 giugno come primo giorno di votazioni. Un "voto balneare" che, unito al ponte del 2 giugno e a una situazione meteorologica non proprio idilliaca su Milano, potrebbe avere come unico effetto quello di incrementare ulteriormente l'astensionismo. Un'eventualità tutt'altro che remota: lo testimonia il volantinaggio del Pd alla stazione Centrale. I volontari distribuivano ai viaggiatori in partenza dal capoluogo lombardo un depliant che li invitava, quasi li implorava, di tornare a votare per Beppe Sala domenica. Scene che, in un Paese con una democrazia in salute, non si dovrebbero vedere.

D'altronde, se ci si mette nei panni dei partiti è più che lecito preoccuparsi. Quest'oggi, almeno in centro, Milano era deserta. Vuoto l'ufficio anagrafe di via Larga, dove si richiedono le tessere elettorali (per chi non le ha ricevute). Vedere il salone centrale senza gente in coda è un'esperienza straniante che, chissà, magari potrebbe essere un presagio dell'andamento delle consultazioni di domenica. Sarà facile verificarlo: nel maggio 2011 votò al primo turno il 67,56 per cento degli aventi diritto. A breve scopriremo se i milanesi snobberanno queste elezioni in tono minore, o con la loro partecipazione daranno un senso diverso allo spettacolo, finora non esaltante, offerto da tutti i candidati.

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