Charlotte, uccisa dal compagno a Pozzo d’Adda: condannato a 23 anni Carmelo Fiore
Ventitré anni di carcere: questa la condanna inflitta a Carmelo Fiore, 46 anni, accusato di aver ucciso la sua compagna Charlotte Akassi Yapi a Pozzo d'Adda, nel Milanese, nel settembre dello scorso anno. La sentenza è stata pronunciata dalla Corte d'Assise di Milano, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, al termine del processo di primo grado celebratosi a porte chiuse per via dell'epidemia di Covid-19. La pena inflitta è leggermente superiore a quanto aveva chiesto l'accusa: il pubblico ministero Maura Ripamonti questa mattina aveva chiesto nella sua requisitoria di condannare a 22 anni di reclusione Fiore, giudicando equivalenti le attenuanti generiche e le aggravanti dei futili motivi e del vincolo affettivo. Per il 46enne è stata disposta anche l'interdizione perpetua (che scatterà solo quando la condanna diventerà definitiva), tre anni di libertà vigilata una volta che avrà scontato la pena e una provvisionale di 290mila euro in totale per i due figli, l'ex marito e i famigliari di Charlotte.
L'omicidio nel settembre 2019: Charlotte è stata strangolata
La 26enne Charlotte venne strangolata dal compagno il 24 settembre dello scorso anno nella casa in via Taviani a Pozzo d'Adda, dove i due convivevano. Dopo averla uccisa Fiore si era ferito con un coltello al petto, secondo l'accusa per inscenare un tentativo di suicidio che non era andato a buon fine. L'uomo aveva confessato di aver ucciso la 26enne al culmine dell'ennesimo litigio, perché lei lo avrebbe deriso. Il rapporto tra i due, entrambi con due figli nati da precedenti relazioni, era a quanto pare burrascoso: già un anno prima del delitto la ragazza aveva prima denunciato e poi ritirato la querela contro il compagno, e soltanto pochi giorni prima del femminicidio i carabinieri erano intervenuti nuovamente nell'abitazione della coppia, sempre per un litigio che però non aveva portato ad alcuna denuncia.
Il padre della vittima: Pena troppo bassa
Dopo la sentenza il padre di Charlotte ha giudicato "troppo bassa" la pena. A pesare nel giudizio dei giudici potrebbe essere stato il fatto che Fiore ha versato subito 10mila euro a ciascuno dei due figli della vittima come acconto risarcitorio, oltre al suo comportamento durante il processo. Per l'avvocato dell'imputato, Andrea Benzi, la valutazione della Corte d'Assise è stata "rigorosa e prudente": solo dopo le motivazioni si saprà se il legale intende fare ricorso. "Dobbiamo rispettare la decisione della Corte – hanno invece affermato i legali dei familiari, Antonio Cozza e Maria Fufaro, che sottolineano come a loro parere – non ci fosse il margine per concedere l'equivalenza delle attenuanti alle aggravanti".