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Caso primo maggio alla Scala, la Cgil: “Niente Turandot, noi saremo in piazza”

Continuano le polemiche riguardo alla messa in scena della “Turandot” del primo maggio al teatro alla Scala. Mentre Renzi da una parte sollecita i lavoratori a non mancare, dal sindacato protestano: “Il comportamento dei dipendenti è legittimo, noi saremo in piazza”.
A cura di Federica Gullace
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Il primo maggio si terrà la Turandot al Teatro alla Scala? Tutto è ancora da vedere. A seguito delle tensioni tra i lavoratori del Teatro e i vertici della sovrintendenza per la "prima" in programma il primo maggio, l’opera che dovrebbe inaugurare l’Expo 2015, la situazione non è mutata. Soprattutto in virtù della diatriba avvenuta tra Matteo Renzi e i sindacati, dopo che il premier aveva dichiarato: "Se c’è una qualche minoranza che pensa di poter bloccare tutto in nome del diritto di boicottaggio sappia che siamo pronti a tutto, anche a misure normative, per evitare di iniziare con una figuraccia planetaria".

Dopo la risposta di Giancarlo Albori, coordinatore nazionale Slc della minoranza Cgil Democrazia e lavoro, che aveva definito il comportamento dei lavoratori "assolutamente legittimo", ora dal sindacato fanno sapere che saranno i dipendenti a scegliere se aprire o meno il sipario, indipendentemente da quanto comunicato da Renzi. In linea con una sentenza della Cassazione, infatti “i dipendenti della Scala sono abituati a essere in servizio durante le festività ma la Festa dei Lavoratori è una giornata importante, da settembre chiediamo alla direzione di offrirci un’alternativa. Non ci hanno risposto", ha spiegato la sindacalista Paola Bentivegna.

Nel frattempo si cerca un'alternativa alla Turandot

Per questo, come era già stato deciso nelle scorse settimane, saranno tredici i delegati Cgil che il primo maggio parteciperanno al tradizionale corteo e non saranno in teatro, mentre i restanti, circa un migliaio di lavoratori, di cui 400 iscritti alla Cgil, sceglieranno liberamente che fare. "Non abbiamo intenzione di boicottare nulla, ma nessuno è tenuto a rispondere alla lettera che chiede la disponibilità per quella data". Ora mentre il Teatro, attenendosi alle disposizioni della Cassazione, ha inviato le missive per raccogliere le adesioni che dovranno arrivare nei prossimi giorni, l’unica cosa che resta da fare è pensare ad una alternativa alla Turandot, sperando quindi in uno spettacolo che magari richieda meno manodopera.

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