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Caso camici in Lombardia, per gli inquirenti quella del cognato di Fontana non fu una donazione”

La fornitura di camici e altro materiale per un valore di 513mila euro da parte della società del cognato di Attilio Fontana a Regione Lombardia non fu una donazione. È quanto emerge dalle indagini della Procura di Milano che ha iscritto nel registro degli indagati Andrea Dini, titolare della Dama, e il direttore generale di Aria, la centrale acquisti regionale, Filippo Bongiovanni.
A cura di Simone Gorla
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L'offerta di camici e altro materiale per un valore di 513mila euro da parte della società del cognato di Attilio Fontana non fu una donazione, ma una fornitura. È quanto emerge dalle indagini sul "caso camici" in Regione Lombardia, portato alla luce da un'inchiesta di Report. La Procura di Milano ha aperto un fascicolo in cui risultano indagati il cognato del governatore leghista, Andrea Dini, titolare della società Dama, e il direttore generale di Aria, la centrale acquisti regionale, Filippo Bongiovanni. L'ipotesi su cui lavorano il procuratore aggiunto Romanelli e i pm Filippini, Furno e Scalas è la "turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente".

Le indagini sulla fornitura di camici dal cognato di Attilio Fontana

La società del cognato di Fontana (di cui anche la moglie del presidente lombardo possiede alcune quote) ha fornito materiale per mezzo milione di euro alla Regione. In origine non sotto forma di donazione, ma tramite una "procedura negoziata". Un equivoco – si era giustificato Dini – dovuto all'errore di un collaboratore, poi "corretto" restituendo i soldi all'amministrazione regionale. A smentire questa ricostruzione dei fatti, secondo quanto emerge da ambienti giudiziari milanesi, sarebbero alcuni documenti acquisiti ieri dalla Guardia di Finanza.

Continuano gli interrogatori dei pm milanesi

Il sospetto è che la correzione in corsa sia avvenuta solo dopo che la trasmissione d'inchiesta aveva iniziato a fare domande sul caso. Tanto che, secondo quanto riporta l'Ansa, gli inquirenti collegano lo storno delle fatture del 22 maggio alla precedente intervista del 15 maggio di ‘Report' a Fontana. Il presidente della Lombardia aveva minacciato querele, parlando di "ennesimo attacco politico vergognoso, basato su fatti volutamente artefatti e scientemente omissivi per raccontare una realtà che semplicemente non esiste". Eppure i pm milanesi sembrano convinti che qualcosa da chiarire ci sia. Le audizioni degli inquirenti proseguono. Tra i testimoni sentiti ieri ci sono anche l'assessore regionale all'Ambiente, Raffaele Cattaneo, e il presidente di Aria, Francesco Ferri.

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