Scomparsa Bozzoli, indagati per omicidio due operai e i due nipoti dell’imprenditore
Svolta nel caso della scomparsa dell'imprenditore Mario Bozzoli a Marcheno, nel Bresciano. Quattro persone sono indagate dalla procura di Brescia per omicidio volontario e distruzione di cadavere. Si tratta di due operai della fonderia di cui l'uomo era proprietario assieme al fratello Adelio, A.A. e O.M., e dei due nipoti dell'imprenditore, A.B e G.B, figli proprio di Adelio. A rivelarlo è il Corriere della sera. I quattro sono stati interrogati alla presenza dei loro avvocati nella caserma dei carabinieri di Brescia di piazza Brusato, ma non sarebbe stato effettuato alcun fermo. Dopo aver ricevuto gli avvisi di garanzia sono tornati in stato di libertà.
In caserma anche un nipote di Mario Bozzoli
L'inattesa svolta nelle indagini, arrivata a più di due mesi dalla scomparsa dell'imprenditore proprio nella sua fonderia di Marcheno, è giunta dopo diverse perquisizioni effettuate in Val Trompia, nelle case di alcuni dipendenti dell'azienda e anche nelle abitazioni dei nipoti dell'industriale, che già in passato avevano visto il passaggio degli inquirenti. Il fratello di Mario, padre dei due ragazzi, più volte ha negato il coinvolgimento dei familiari nella vicenda della scomparsa dell'uomo, anche se la pista dei dissidi in famiglia è sempre stata quella maggiormente seguita dagli inquirenti.
I movimenti sospetti e i documenti distrutti nella fonderia di Marcheno
Le telecamere nelle vicinanze della fonderia avevano documentato strani spostamenti dell'auto del nipote indagato, una Porsche Cayenne, tra le 19 e le 20 dello scorso 8 ottobre, giorno in cui Mario Bozzoli è scomparso. Oltre ai movimenti sospetti del nipote più piccolo, l'altro era stato ripreso dalle telecamere mentre stracciava alcuni documenti in ufficio. Un'operazione forse di routine, ma che ha assunto per gli inquirenti una luce diversa considerando che Adelio, A. e G. avevano intenzione di avviare un'attività in concorrenza con la fonderia di Marcheno in un altro paese del Bresciano, Bedizzole.
La sorella di Ghirardini: "Mio fratello non si è suicidato"
La notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati di quattro persone in merito alla scomparsa di Mario Bozzoli ha ridato slancio anche al giallo collegato, quello della morte di Giuseppe Ghirardini. L'uomo, addetto ai forni, si trovava nella fabbrica proprio con i due operai la sera della scomparsa di Mario Bozzoli, al quale era molto legato. Dieci giorni dopo Ghirardini è stato trovato morto nei boschi intorno a Ponte di Legno, decesso causato da avvelenamento da cianuro. Gli inquirenti ipotizzano che si tratti di suicidio, ma la sorella di Ghirardini, Giacomina, ha sempre rifiutato questa ipotesi: "L'ho già detto e continuerò a dirlo, mio fratello non si è suicidato, nella maniera più assoluta", ha ribadito venerdì pomeriggio ai microfoni della trasmissione "Pomeriggio Cinque" -: mio fratello è una persona seria, avrebbe potuto dire una parola che avrebbe potuto aiutare gli inquirenti e mi auguro che sia fatta luce in tutto, per mio fratello e per Mario che non si trova", ha concluso la donna.