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Case popolari e occupazioni, il Comune: “Altro che esercito, bastano i portieri”

L’assessore alla Casa del Comune di Milano, Daniela Benelli, risponde alla provocazione del segretario della Lega Salvini: “Suona come la boutade di chi la spara più grossa”. Da San Siro a Molise-Calvairate, ecco in cifre, quartiere per quartiere, la situazione degli alloggi pubblici milanesi. Sullo sfondo, la difficile convivenza tra Comune e Aler.
A cura di Ester Castano
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Mancano un anno e sei mesi alle elezioni, ma si è già capito su quali argomenti verterà la campagna elettorale dei (ancora non annunciati) candidati sindaci milanesi: immigrazione, degrado urbano e case popolari. E come in tutte le metropoli, anche a Milano le tre questioni convergono in specifiche aree periferiche, sollevando un tema che in città si è fatto caldo: quello delle occupazioni abusive. Da una parte le diatribe politiche a suon di spot, dall'altra le esigenze della cittadinanza: c'è chi chiede maggiore sicurezza dentro e fuori casa, chi è in lista per l'assegnazione di una alloggio, chi decide di forzare la porta e di trovare riparo in uno dei tanti appartamenti vuoti. Nel 2014, sono 1400 i casi di occupazione abusive segnalati dalle forze di polizia. Da sfondo, un Comune di centrosinistra abbandonato da Aler nel recupero strutturale degli alloggi, necessario prima di essere riassegnati. "L'impatto sulla città del malcostume e della crisi finanziaria di Aler è stato devastante: ne risente il Comune, che si sta facendo carico di colmare buchi, ne risentono i cittadini dei quartieri periferici", afferma l'assessore alla Casa Daniela Benelli. L'azienda di edilizia residenziale covo per anni di illegalità e favoritismi gestita dal centrodestra è da poco presieduta dall'ex prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, lo stesso del "A Milano e in Lombardia la mafia non esiste".

"Altro che esercito, bastano i portieri"

L'assessorato alla Casa del Comune di Milano, rappresentato da Benelli, è al centro della diatriba politica che, nelle ultime ore, ha superato i confini cittadini: "Non si risolve la questione occupazione mandando l'esercito, un'idea che sinceramente mi suona come la boutade di chi la spara più grossa", dichiara l'assessore Benelli riferendosi alla proposta del leghista Matteo Salvini che ha dichiarato alla stampa di volere le forze armate a presidiare le case popolari. L'assessore della Giunta Pisapia propone il portierato come mezzo di contrasto: "Per contrastare le occupazioni basterebbe partire dal ripristino del portierato negli alloggi nelle ore notturne e nel fine settimana, fasce oggi scoperte. La portineria nei quartieri svolge infatti funzione di vigilanza: dal controllare che la spazzatura venga raccolta in modo corretto al vigilare sugli appartamenti sfitti per prevenire che qualcuno ci entri abusivamente". Per Benelli, però, bisognerebbe guardare le situazioni più da vicino prima di giudicarle con ampi titoli sui giornali: "In tutta Italia la crisi economica ha causato enormi situazioni di disagio: l'80 per cento degli sfratti avviene in case private. Oggi sulle case popolari c'è una grande attenzione mediatica: ma i ministri, invece che riempirsi la bocca, dovrebbero intervenire riflettendo sul fattore crisi sociale e ad interrogarsi sulle motivazioni che stanno dietro alla perdita del lavoro che porta molti ad essere morosi, e quindi soggetti a sfratto, o ad occupare".

Case popolari: la situazione a Milano

Ad oggi a Milano i quartieri che necessitano di interventi primari sono San Siro, a Nord della città, Gratosoglio a Sud, e nel Sud Est le aree Mazzini, Ponte Lambro, Molise-Calvairate.  Su 10.740 alloggi Erp – Edilizia residenziale pubblica, 4900 unità abitative sono state inserite nel piano di recupero: un progetto di riqualificazione urbana che, dati forniti da Aler, interesserà 21.670 cittadini, 14.915 nuclei familiari. Queste cifre non tengono conto delle persone che, una volta ristrutturati e resi agibili gli edifici, beneficeranno degli alloggi a canone convenzionato. Il tutto per una spesa lavori minima di 238.647.852 euro che non tiene conto, però, delle varianti in corso d'opera. La risorsa iniziale messa in campo dal Ministero, Regione, Aler, Comune e privati è di 250 milioni di euro, una cifra non definitiva e a cui si sommano in corso d'opera altri interventi. Ancora oggi secondo i dati forniti dagli uffici comunali non si è in grado di quantificare il costo totale delle risorse da spendere: la fase di ricognizione e approfondimento sulle varie situazioni è ancora in corso. In tutto ciò, però, una certezza c'è ed è tutt'altro che positiva: Aler non ha versato la sua quota di finanziamento, infrangendo il patto iniziale, costringendo Comune e Regione, che hanno confermato la copertura finanziaria di propria competenza, a rimodulare il piano d'intervento.

La difficile convivenza tra Comune e Aler sulle case popolari

"Aler non ha tenuto fede ai contratti di quartiere che si sono fermati e gran parte dei progetti terminati. Abbiamo chiesto alla Regione di istituire un tavolo istituzionale in cui capire come rimodulare gli interventi, seppur con meno fondi a disposizione. Nel frattempo era necessario intervenire con le sistemazioni urbanistiche, e il Comune se ne è fatto carico spendendo tutti i soldi che aveva a disposizione. E' stato inoltre istituito un conto corrente dedicato su cui versare i fondi governativi regionali per evitare che i soldi versati nelle casse di Aler non andassero ai progetti di riqualificazione e ristrutturazione. Il rischio che le cose andassero diversamente c'è, meglio prevenire che curare", dichiara Benelli. Un esempio di ridimensionamento fra tutti, per la riqualificazione del quartiere Molise Calvairate i finanziamenti Aler previsti originariamente erano 14 milioni e 600mila euro. Ad oggi, potrebbero essere ridotti a circa 1 milione di euro. Minori risorse, minori interventi. I progetti di riqualificazione urbanistica sono stati rimodulati e ad alcuni interventi si è del tutto rinunciato. E a farne le spese sono, oltre agli abitanti del quartiere Molise, i residenti degli alloggi popolari di Mazzini e San Siro. "Ma le aree periferiche devono essere rese vivibili risanando gli ambienti in cui la gente vive, non solo mettendo in ordine le case prima fatiscenti, ma anche e soprattutto investendo nel sociale. Le persone che vivono in questi quartieri hanno bisogno laboratori sociali che aiutino la buona convivenza e di qualcuno che si interessi di pacificare i conflitti che spesso si creano fra i vari gruppi, come è normale, non accettabile ma normale, che accada nella periferia di una grande città. e i laboratori sociali che aiutano la buona convivenza”, dichiara Benelli. Intanto, nella capitale morale del paese che fra sei mesi ospiterà 130 paesi del mondo per Expo 2015, ci si prepara per il prossimo sfratto: domani mattina, una famiglia sarà allontanata da un edificio della città in cui aveva trovato casa.

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