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Opinioni

Occupare per sopravvivere: l’emergenza abitativa nella Milano dell’Expo

La maggior parte degli sfratti a Milano e in provincia avviene per morosità incolpevole: singoli o famiglie che non riescono più a pagare l’affitto per la crisi o problemi di salute. Come Hasna, 55 anni: nel suo caso l’aiuto della rete Occupy sfitto è stato determinante e lo sgombero rimandato. Un’attivista del Comitato abitanti di San Siro: “L’occupazione è l’ultima via per rispondere all’emergenza abitativa”.
A cura di Ester Castano
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Cittadini in difficoltà, sfratti quotidiani e la dolorosa scelta di occupare per sopravvivere: è questa l'altra faccia della Milano dell'Expo in preda all'emergenza abitativa. Mercoledì gli attivisti del Comitato abitanti San Siro e del centro sociale Cantiere hanno picchettato un'abitazione di via degli Umiliati, estrema periferia Est della città: un'azione di contrasto allo sgombero di Hasna, 55enne, da mesi impossibilitata a pagare regolarmente l'affitto. È un quartiere difficile, quello di Ponte Lambro: covo di spacciatori siciliani negli anni '90, è un vero e proprio fortino di illegalità. È lo stesso quartiere di case popolari che, in via Ucelli di Nemi, ospita l'aula bunker in cui si svolgono i maxi processi di mafia. Palazzi, palazzi e ancora palazzi: è l'immagine della Milano dormitorio, la Milano degli emarginati, ieri meridionali oggi nordafricani e dell'Europa dell'Est, circoscritta in blocchi di cemento e lontana dai servizi primari. La protesta di mercoledì, sostenuta da famiglie milanesi che vivono il medesimo problema attivatesi con il lancio sui social dell'hashtag #asnanonesce, ha avuto esito positivo: l'autorità giudiziaria ha deciso di rimandare lo sfratto di un mese. La donna ha tempo fino al 12 dicembre per trovare un altro tetto sotto cui dormire.

L'emergenza abitativa a Milano

La maggior parte degli sfratti a Milano e in provincia avviene per morosità incolpevole: si tratta di singoli o famiglie che, dopo aver perso il lavoro, per motivi di salute o per la crisi, non riescono più a sostenere l'affitto che per anni hanno pagato regolarmente. Esattamente come Hasna che, dopo aver perso il lavoro, ha ripiegato in un part time: troppo vecchia per un'assunzione, troppo giovane per la pensione, la donna di mezza età è esclusa sia dal mondo del lavoro, sia dal sistema di housing sociale. A Milano la locazione di monolocale tra i 18 e i 20 mq da privati, anche nelle aree più periferiche, non costa meno di 400 euro al mese escluse le spese, e per una single senza figli ottenere un alloggio popolare è pressoché impossibile. E con uno stipendio mensile di 500 euro pagare 550 euro di affitto a privati è insostenibile. Una casa di pochi metri quadri, chiazze di muffa sul soffitto e infiltrazione d'acqua sui muri. Anche l'Asl (Azienda sanitaria locale) ha dichiarato insalubre la situazione igienico sanitaria dell'abitazione di via degli Umiliati. Hasna, da quando vive qui, si è ammalata di asma. Ha chiesto al proprietario di casa di ristrutturare ma gli è stata sbattuta la porta in faccia: se non ti va bene trovati un altro posto, fuori tu avanti un altro. Una tragedia urbana come tante che quotidianamente si consumano a Milano, tra il silenzio delle istituzioni e la gogna mediatica che in questi giorni in città si è abbattuta sulle occupazioni abusive, ultima scelta per chi rimane senza casa.

Occupare per sopravvivere

Ad aiutare chi si trova in questa stessa situazione di emergenza abitativa è la rete Occupy sfitto, lo sportello inquilini del Comitato abitanti di San Siro e del centro sociale Cantiere. "Le famiglie che sanno che saranno sfrattate ci contattano e da lì ci attiviamo. In un primo momento forniamo un'assistenza di orientamento: spesso non si rendono conto di ciò che sta accadendo, e per alcuni è difficile riuscire a capire il linguaggio burocratico dei documenti giudiziari. In principio mettiamo in comunicazione tra loro le famiglie che vivono lo stesso disagio, e la prima indicazione che diamo è quella di iscriversi all'elenco per ottenere un alloggio popolare. DopodichP ci mobilitiamo per evitare che lo sfratto avvenga informando le autorità giudiziarie sui motivi che stanno dietro alla morosità. E se, come nei peggiore dei casi, lo sfratto avviene, scatta un meccanismo di solidarietà: si cerca qualche aderente del comitato che possa ospitare o affittare a prezzi accessibili. Una rete di mutuo soccorso. L'occupazione è l'ultima via per rispondere all'emergenza abitativa, una scelta drammatica e dolorosa prima di tutto per chi si trova a metterla in atto”, racconta Rossella, attivista del Comitato abitanti San Siro che da settimane segue la vicenda di Hasna. Osservando da vicino le motivazioni che portano le famiglie ad occupare case sfitte, l'impressione è che gli occupanti siano il capro espiatorio di una città in cui mancano politiche abitative di agevolazione, con privati che affittano a prezzi inaccessibili ai redditi medio bassi e l'edilizia convenzionata e un piano casa che punta a svendere il patrimonio immobiliare pubblico escludendo dal mercato i più bisognosi.

In questi giorni il cavallo di battaglia dei mass media è che occupare una casa è togliere un diritto. Mentre lasciare sfitte 8mila case in una città come Milano con 15mila persone in cerca di alloggio è un beneficio per la cittadinanza? Nelle case popolari i riscaldamenti sono centralizzati: è quindi meglio tenere le case popolari riscaldate chiuse e vuote con le persone per strada o a dormire in macchina, oppure è il caso di dare una possibilità a ciascuno di loro di avere un tetto?  Piuttosto che occupare alcuni preferirebbero pagare un affitto secondo il reddito, piuttosto che avere puntata sulla testa una spada di Damocle aspettando nel disagio il giorno dello sfratto”, continua Rossella. A Milano le case della carità sono piene dentro e fuori di queste situazioni. Centri d'accoglienza in cui, spesso, uomini e donne vengono separati e i nuclei famigliari interrotti: il figlio maschio va col padre, la figlia femmina con la madre. E certe famiglie, piuttosto che vivere separate in centri dislocati in tutta la regione decidono di dormire in macchina, e quando non si ha una macchina per strada o in giacigli di fortuna. L'occupazione è l'ultima scelta. Cosa ben diversa, spiegano gli attivisti che oggi hanno impedito lo sfratto di via degli Umiliati, è il racket  che mafia e ‘ndrangheta mettono in atto a Milano e provincia per assegnare in via preferenziale alloggi popolari, con estorsioni e richieste di pizzo. Questo meccanismo, denunciano gli attivisti, è al pari della speculazione Aler rispetto alla compravendita degli alloggi e al decadimento degli stessi in una città che vive in piena emergenza abitativa.

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