C'era una volta a Milano il quartiere "Città studi". La zona della città un tempo in periferia, ma ormai semi-centrale, dove vivono, si muovono e – appunto – studiano migliaia di ragazzi iscritti alle Facoltà scientifiche dell'Università Statale di Milano e del Politecnico potrebbe diventare una sbiadita cartolina-ricordo del passato. Tutte le Facoltà della Statale, infatti, potrebbero spostarsi, in massa, nell'area che ha ospitato l'Expo 2015. Il rettore Gianluca Vago ha infatti formalizzato la manifestazione di interesse da parte dell'ateneo, che arriverà presto sul tavolo di Arexpo (società pubblica che gestisce il post – Esposizione universale).
Molte domande iniziano ad aleggiare nel quartiere: che ne sarà dei 250mila metri quadrati attualmente occupati da edifici a vario titolo occupati dalle facoltà della Statale? E cosa succederà in una zona della città a misura di studenti, quando e se circa 18mila ragazzi "migreranno" forzatamente verso Rho-Pero?
I cambiamenti spaventano sempre. Ed è anche vero che nella zona di Città studi, a continuare a dare un senso a questo nome resterà il Politecnico. Ma i dubbi sul progetto della Statale, su cui pare che a livello politico ci sia un consenso quasi unanime, sono molti. A partire dalla scelta del sito: l'ex area Expo viene presentata come "strategica" a livello di trasporti, di possibilità di sinergie, di efficientamento energetico e di razionalizzazione degli spazi (tanto che il campus occuperebbe solo 150mila metri quadri contro gli attuali 250mila occupati dai diversi edifici della Statale). Tutto vero, magari: ma l'impressione è che sia una scelta "imposta" dall'alto, magari per poter continuare a dire che l'Expo (e anche il suo "post"), è stato un successo. E poi, siamo sinceri: Rho-Pero è periferia, non è Milano. Siamo sicuri che gli studenti saranno contenti di trasferirsi lì?
Cosa succederà al quartiere "Città studi" privato di migliaia di studenti?
È sul fronte del quartiere Città studi, comunque, che si addensano i dubbi maggiori. Inevitabile pensare che il trasferimento di migliaia di studenti avrà una ricaduta sulle tante attività commerciali sorte nella zona (non solo locali, bar e pub, ma anche servizi specifici per gli studenti quali fotocopisterie e altre attività). Una ricaduta la si avrà anche sul mercato degli affitti in zona, fortemente influenzato dalle richieste degli studenti (cosa di cui spesso i proprietari di casa approfittano, è bene dirlo). C'è anche chi inizia a pensare che un quartiere meno vivo, meno abitato, potrà diventare più facilmente preda del degrado e della criminalità. Una tesi per la verità non dimostrabile, ma sicuramente lecita.
Il dubbio più grande è però un altro e ha un nome ben preciso: speculazione edilizia. Si parla della creazione di un fondo immobiliare da parte di Cassa depositi e prestiti per alienare, ristrutturare e poi rivendere il patrimonio immobiliare della Statale nell'area. Edifici per la maggior parte vecchi (come ha sottolineato lo stesso rettore Vago), ma che potrebbero diventare appetibili per qualcuno: il quartiere Città studi è una zona di prestigio a livello residenziale. Almeno finora. Quando la gran parte degli "studi" emigrerà altrove, chissà.