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Brescia, tribunale del Riesame rigetta la richiesta di scarcerazione: Felice Maniero resta in cella

Resta in carcere Felice Maniero, l’ex boss della Mala del Brenta, finito in cella lo scorso ottobre a Brescia con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, percosse e violenze psicologiche ai danni della compagna. L’avvocato aveva avanzato richiesta di annullamento della misura cautelare in carcere al tribunale del Riesame che si è pronunciato quest’oggi.
A cura di Chiara Ammendola
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Felice Maniero (Archivio LaPresse)
Felice Maniero (Archivio LaPresse)

Felice Maniero resta in cella: il tribunale del Riesame di Brescia ha rigettato la richiesta di scarcerazione avanzata dal legale dell'ex boss della Mala del Brenta arrestato lo scorso 19 ottobre a Brescia con l'accusa di maltrattamenti in famiglia, percosse e violenze psicologiche ai danni della compagna. Secondo il giudice che rigettato l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere "Felice Maniero è ancora a rischio recidiva".

L'avvocato dei Maniero, Luca Broli, aveva definito la misura cautelare "sproporzionata per gli episodi contestati": il difensore durante l'interrogatorio di garanzia aveva raccontato al giudice per le indagini preliminari di Bergamo Maria Luisa Mazzola che si era trattato solo di qualche litigio in famiglia per motivi economici "a volte dai toni un po' accesi ma con al massimo qualche spintone". Era stato proprio il gip a dare parere negativo alla scarcerazione, confermando la necessità di tenere Maniero recluso. Intanto l'ex boss nelle scorse settimane è stato trasferito dal carcere di Bergamo a quello di Voghera.

Felice Maniero, conosciuto col soprannome di "Faccia d'angelo", ha iniziato la sua lunga carriera criminale durante l'adolescenza, quando aiutava lo zio a compiere furti di bestiame. Poi, assieme a dei complici, passò alle rapine. Il gruppo di criminali iniziò a farsi "notare", tanto che la stampa gli affibbiò anche il nome di "Mala del Brenta" per via del paese natio di Maniero e altri complici, Campolongo Maggiore, paese che sorge lungo il fiume Brenta. Dopo il primo arresto, avvenuto nel 1980, fu protagonista di numerose evasioni che contribuirono anche ad accrescere la sua "fama" come criminale, una fama certificata in qualche modo anche dall'interesse che la tv (con documentari e fiction) gli ha riservato. Dopo una prima condanna definitiva a venti anni e quattro mesi si è pentito divenendo collaboratore di giustizia e contribuendo a far arrestare anche gli altri membri della sua banda.

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