Bimbo di 7 anni con tracce di cannabis nel sangue a Milano: la madre dà la colpa allo sciroppo
Un altro bambino con tracce di droga nel sangue fa scattare l'allarme sull'atteggiamento di alcuni genitori verso sostanze stupefacenti considerate leggere, ma non per questo naturalmente adatte a bimbi in tenera età. Lo riporta il "Corriere della sera" e riguarda un bimbo di 7 anni che, circa due settimane fa, è stato ricoverato all'ospedale San Paolo, a Milano, con tracce di Thc (il principio attivo della cannabis) nel sangue. La stessa sostanza che sabato sera aveva portato al ricovero di un bimbo di appena 20 mesi in un altro ospedale cittadino, il Buzzi. E, ancora, la stessa sostanza stupefacente che circa tre mesi fa aveva fatto finire in ospedale una bimba di poco più di un anno a Legnano.
La mamma: Colpa di uno sciroppo naturale
Tutti gli episodi potrebbero (nel caso di Legnano è stato accertato, mentre si attendono conferme per gli altri due) essere accomunati dal fatto che i bimbi abbiano ingerito la sostanza stupefacente, marijuana o hashish, in casa. Nel caso del bimbo di 7 anni, finito in ospedale in uno stato di "forte e continuata agitazione psico-motoria, con episodi di aggressività contro la madre e il personale sanitario", proprio la mamma ha invece dato la colpa a uno sciroppo naturale che il figlio, particolarmente irrequieto e con problemi neurologici, avrebbe assunto. Una circostanza che non avrebbe però trovato riscontro nei primi accertamenti svolti dai servizi sociali, allertati dal tribunale dei minorenni per far luce sull'ambiente famigliare in cui il bimbo vive. Si dovrà, in particolare, cercare di capire se i genitori o il fratello adolescente del bambino siano consumatori di marijuana, come accertato nel caso del papà del bimbo di 20 mesi che ha rischiato la vita per un'intossicazione da hashish.
Il procuratore capo del tribunale dei minori: Droghe leggere ormai sdoganate
Gli ultimi episodi (a cui si affianca quello della cocaina trovata nel sangue di due bimbi piccoli nel Bresciano) hanno spinto il procuratore capo del tribunale per i minorenni di Milano, Ciro Cascone, a lanciare un allarme: "Le droghe definite ‘leggere', e non si sa fino a che punto lo siano, appaiono ormai sdoganate in molti ambienti, anche se per legge non sono legali – ha detto al Corriere – E questo si traduce di fatto, purtroppo, in una maggiore esposizione dei bambini a sostanze che possono avere effetti anche gravi o gravissimi sulla salute".