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“Bimbi disabili ancora agli arresti domiciliari”: protesta delle famiglie contro Regione Lombardia

Tamponi e test per gli operatori sanitari, dispositivi e protocolli di sicurezza per chi viene assistito a casa, tempi ragionevoli per la riapertura dei centri diurni. Sono le richieste delle famiglie con persone disabili gravi e gravissime che hanno protestato con un flash mob davanti al grattacielo di Regione Lombardia. “Continuano a prenderci in giro con delibere false e inutili, i nostri figli sono reclusi in casa da febbraio”, denuncia a Fanpage il presidente del comitato.
A cura di Simone Gorla
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"Siamo decine di famiglie e protestiamo perché la Regione Lombardia continua a prenderci in giro con delibere false e inutili, i nostri figli con disabilità gravi e gravissime sono reclusi in casa da febbraio". Caregiver e genitori di bambini disabili denunciano che per loro "la fase due non è mai cominciata". Per questo sono scesi in piazza con un flash mob davanti al grattacielo di Palazzo Lombardia, per fare sentire la propria voce e chiedere che i diritti dei propri cari vengano tutelati. Distanziati, con mascherine e cartelli con i nomi dei figli e slogan per chiedere attenzione e sicurezza. Qualcuno con i polsi legati con il nastro rosso, per dimostrare come si sentono: incatenati al ruolo di caregiver senza alcun aiuto.

La protesta delle famiglie con disabili gravi davanti a Palazzo Lombardia

Da mesi i comitati denunciano di essere stati abbandonati dalle autorità: con il lockdown dalla fine di febbraio molti devono assistere i cari in casa e senza più l'aiuto degli operatori a domicilio. La richiesta è quella di avere tamponi , dispositivi e protocolli di sicurezza per quei disabili gravissimi che non possono accedere ai centri diurni (che potrebbero essere riaperti in Lombardia da alcune settimane, ma questo non è ancora avvenuto nella maggior parte dei casi), e non possono rischiare di essere contagiati da assistenti e operatori a domicilio.

Disabili e anziani, stesse regole: un calderone insensato

"Questa mattina in piazza c'era un'ottantina di famiglie in rappresentanza di molte altre, che non sono potute venire. Per motivi di sicurezza infatti non abbiamo portato i ragazzi, e molti genitori sono dovuti restare a casa con loro", racconta a Fanpage.it il presidente del Comitato famiglie disabili lombarde, Fortunato Nicoletti. "A Regione Lombardia torniamo a ribadire le nostre richieste e a denunciare la mancanza di ascolto. Non si tiene conto dei bisogni delle famiglie e così vengono fatte delibere senza senso, come quella del 10 giugno, che accomuna disabili, anziani e tutte le strutture in un unico protocollo, un calderone insensato, come se avessero tutti le stesse esigenze".

Centri diurni ancora indietro: Rischiamo che non riaprano entro l'estate

Ancora oggi in Lombardia pochissimi centri hanno aperto, denuncia Nicoletti. "Non è stato stanziato un euro e si attende ancora che i singoli centri nominino un referente covid, la persone che diventa responsabile di tutto quello che succede nella struttura, che deve redigere un progetto di riavvio seguendo le linee guida di Ats, che deve poi essere autorizzato dalla regione. Solo a quel punto si potrà ripartire, ma con costi molto più alti", denuncia il presidente del comitato. "Con questi tempi rischiamo che nemmeno riaprano per l'estate. Ormai siamo a giugno sono passati due mesi e siamo ancora a questo punto, è allucinante".

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