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Automobilista multato 15 volte in un mese dall’autovelox in Fulvio Testi, a Milano. Fa ricorso e vince

Un automobilista milanese, che era stato multato 15 volte in un mese dall’autovelox in viale Fulvio Testi, ha fatto ricorso contro il Comune di Milano e l’ha vinto, facendosi annullare circa 2.500 euro di verbali. Il cittadino è stato assistito da un avvocato del Codacons, che ha evidenziato alcuni limiti dell’apparecchio: dalla segnaletica lacunosa alla tempistica di ricezione dei verbali.
A cura di Francesco Loiacono
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Gli autovelox fissi installati a partire dal 2014 a Milano hanno da subito diviso la cittadinanza. Da un lato c'è chi – come anche il Comune – sottolinea che la loro introduzione abbia fatto abbassare il numero di incidenti, spingendo tutti i cittadini a rispettare i limiti di velocità. Dall'altro però ci sono molti automobilisti che si ritengono ingiustamente vessati da questi apparecchi, criticandone soprattutto la taratura eccessivamente rigida e il loro posizionamento, non sempre evidente come invece dovrebbe essere. In quest'ultima categoria – quella degli automobilisti vessati – rientra sicuramente il cittadino che, come riporta il "Corriere della sera", in un solo mese è stato multato ben 15 volte dall'autovelox in viale Fulvio Testi. Si tratta di uno dei nuovi apparecchi, entrati in funzione tra novembre e dicembre dello scorso anno. L'autovelox è posizionato in un tratto di Fulvio Testi in cui il limite di velocità si abbassa da 70 a 50 chilometri orari. Ed è stato proprio questo elemento uno dei tanti che ha spinto l'automobilista a presentare ricorso davanti al giudice di pace, assistito dal Codacons.

La vera notizia è che, in questo caso, l'automobilista ha vinto il ricorso e si è fatto annullare tutti i verbali, che ammontavano a circa 2.500 euro. Il motivo è che il Comune, di solito attento a difendere i suoi provvedimenti, non si è presentato in udienza. E così ad avere ragione sono stati il cittadino milanese e l'associazione dei consumatori, che hanno potuto far valere le proprie argomentazioni. Nel ricorso dell'avvocato Marco Maria Donzelli si evidenziano tutti i punti che a suo dire non vanno bene: da un lato la segnaletica che precede l'autovelox è "lacunosa" e l'apparecchio non è "sufficientemente visibile". Dall'altro c'è il punto già indicato, cioè che l'autovelox è posizionato proprio quando il limite si abbassa da 70 a 50 chilometri orari e sembra dunque proprio essere uno "stratagemma utile al Comune per fare cassa", accusa non nuova da parte del Codacons. Poi c'è la tempistica: i verbali, da duecento euro l'uno, sono arrivati a distanza di oltre due mesi dalle infrazioni. Il cittadino in questione non ha potuto dunque ravvedersi e, percorrendo quel tratto di strada due volte al giorno, ha continuato ad accumulare multe su multe. L'avvocato del Codacons prosegue, parlando delle multe con autovelox come di una "tassa occulta" del Comune, che a suo dire "si rivolge ad una società privata che concede in locazione a costo zero i propri apparecchi elettronici (come gli autovelox)" e in cambio riceve una percentuale "dal 32 al 40 per cento delle multe incassate". Accuse alle quali il Comune, non pervenuto, non ha replicato.

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