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Lombardia, 43 arresti tra politici e imprenditori

Arresti in Lombardia, il procuratore Greco: “Stiamo valutando la posizione del governatore Fontana”

Nell’inchiesta della Direzione distrettuale di Milano che questa mattina ha portato a 43 arresti e vede 95 indagati tra Lombardia e Piemonte, il governatore leghista lombardo Attilio Fontana non risulta indagato e figura come “parte offesa”. Ma nella conferenza stampa sugli arresti il procuratore capo di Milano Francesco Greco ha detto che la posizione del governatore è al vaglio degli inquirenti. Il motivo è un incarico che l’ex socio dello studio legale di Fontana, Luca Marsico, ha ottenuto in Regione Lombardia: “Stiamo verificando se procedura di gara è regolare”, ha spiegato Greco.
A cura di Francesco Loiacono
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Il governatore della Lombardia Attilio Fontana figura come "parte offesa" nella vasta inchiesta che ha portato questa mattina a 43 arresti e 95 persone indagate in totale tra Lombardia e Piemonte. Ma la sua posizione, come ha spiegato il procuratore capo della Repubblica di Milano Francesco Greco nella conferenza stampa post è al vaglio degli inquirenti, come poi ha confermato il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia Alessandra Dolci. Il motivo è un incarico che l'ex socio dello studio legale di Fontana, Luca Marsico, ha ottenuto in Regione Lombardia. Incarico di cui gli inquirenti sono venuti a conoscenza di recente, che non figura dunque nelle oltre 600 pagine di ordinanza ma che adesso è nel mirino dei magistrati: "Stiamo verificando se procedura di gara è regolare", ha spiegato Greco.

Fontana: Non dico nulla, sono parte offesa

Fontana, che questa mattina si trova a Roma per un incontro sulle Olimpiadi invernali del 2026, ha appreso dell'inchiesta dalla stampa: "Non dico nulla, ho letto che io sono parte offesa. Quindi per rispetto della magistratura le cose che dovrò dire le dirò a loro", ha detto il governatore, a cui le opposizioni hanno chiesto di riferire al più presto al Pirellone. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il presidente leghista della Regione Lombardia avrebbe ricevuto pressioni da un importante esponente di Forza Italia di Varese, l’ex coordinatore provinciale Gioacchino Caianiello, che gli chiedeva una nomina gradita nel "settore Formazione" della Regione in cambio di consulenze per l'avvocato socio di studio di Fontana, Luca Marsico. Caianiello è accusato di istigazione alla corruzione proprio nei confronti di Fontana, il quale però non si sarebbe accorto del tentativo non percependolo come tale e non lo avrebbe dunque denunciato.

Al centro della tentata corruzione la mancata rielezione del socio di Fontana in Regione

Come si evince dalle carte dell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari Raffaella Mascarino (670 pagine), al centro del presunto tentativo corruttivo di Caianiello nei confronti di Fontana c'è la mancata rielezione del socio dello studio legale di Fontana, Marsico, alle ultime elezioni regionali del 2018. Marsico, consigliere comunale uscente, secondo gli inquirenti non sarebbe stato rieletto anche per il "boicottaggio" della sua campagna elettorale da parte di Caianiello, che avrebbe deciso di puntare sul candidato Angelo Palumbo (poi effettivamente eletto e anche lui tra gli indagati). Fontana avrebbe dunque manifestato la volontà di "ricollocare professionalmente il suo socio di studio" e, a tal fine si sarebbe incontrato più volte con Caianiello. Quest'ultimo, in sintesi, avrebbe proposto a Fontana di nominare l'attuale direttore generale di Afol (Agenzia per la formazione e l'orientamento al lavoro) Metropolitana Milano Giuseppe Zingale alla direzione generale Istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia, in cambio dell'affidamento di incarichi onerosi da parte dell'Afol proprio a Marsico. Ma il governatore Fontana, come si evince anche da alcune intercettazioni pubblicate nell'ordinanza, dopo un'iniziale apertura sul punto ha preferito percorrere un'altra strada. Adesso il governatore sarà sentito dai magistrati: "Non sappiamo ancora in quale veste", ha precisato il procuratore Greco, spiegando di non averlo interrogato in precedenza per eseguire prima le misure cautelari".

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