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Lombardia, 43 arresti tra politici e imprenditori

Arresti in Lombardia: altro che locomotiva d’Italia

Novantacinque persone indagate a vario titolo per associazione per delinquere aggravata dall’aver favorito un’associazione di tipo mafioso, finalizzata a corruzione, finanziamento illecito ai partiti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazioni per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abuso d’ufficio. Ma davvero La Lombardia è la locomotiva d’Italia? Ma davvero non sarebbe il caso di tenere gli occhi ben aperti prima di magnificare una regione che ormai da un decennio si trascina di arresto in arresto?
A cura di Giulio Cavalli
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Pietro Tatarella e Fabio Altitonante
Pietro Tatarella e Fabio Altitonante
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Numeri da capogiro: 43 arrestati, 95 indagati. Un giro di appalti truccati che arriva fino alle alte sfere di Regione Lombardia e che coinvolge i nomi più altisonanti della solita destra che da anni è la classe dirigente di una Lombardia che, chissà perché, forte anche del traino leghista ci viene presentata come regione modello ma non ha nessuna delle stigmate della regione innocente, virtuosa e pulita. Stiamo parlando, vale la pena ricordarlo, della stessa regione che per anni ha subito il comando faraonico di un presidente come Roberto Formigoni che oggi si ritrova condannato in via definitiva per avere usato a proprio piacimento la sanità lombarda, quella stessa sanità su cui sono state costituite fior di commissioni d'inchiesta che non sono mai arrivate a nulla mentre la magistratura, molto più proficuamente e velocemente, ha trovato gli indizi e i fatti che hanno portato alla condanna dell'esimio quasi imperatore lombardo.

Stiamo parlando della regione in cui si consuma un terzo della cocaina che viene smerciata in tutta Italia eppure finge di non avere niente a che fare con il fenomeno mafioso (e hai voglia a dire che la società civile si è svegliata da un pezzo se non se ne risente il condizionamento a livello politico regionale), stiamo parlando della regione in cui è stato arrestato un assessore (per la precisione l'ex assessore alla Casa) per avere acquistato voti dalla ‘ndrangheta (che la ‘ndrangheta dice che non siano mai stati pagati, ma beh, questi sono pure fatti loro).

Per un motivo politico la Lombardia ci viene sempre mostrata dal suo lato virtuoso fingendo che non esista una combriccola di colletti bianchi che da anni tiene in mano interi pezzi dell'imprenditoria e della politica. Tra gli arrestati di oggi ce n'è uno che minacciava querele starnazzando già parecchi anni fa, quando in Consiglio regionale mi capitava di fare notare come fossero troppi gli indizi che portavano a lui. Il fatto è che ancora una volta ci siamo fatti sfiancare dalla narrazione senza tenere gli occhi aperti e per l'ennesima volta è stata la magistratura a dover intervenire su storture che circolavano negli ambienti che contano già da anni. Ci sono potentati, in Lombardia, che in alcuni settori possono controllare che non si muova foglia senza la loro volontà. Novantacinque persone indagate a vario titolo per associazione per delinquere aggravata dall'aver favorito un'associazione di tipo mafioso, finalizzata a corruzione, finanziamento illecito ai partiti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazioni per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abuso d'ufficio. Ma davvero questa è la locomotiva d'Italia? Ma davvero non sarebbe il caso di tenere gli occhi ben aperti prima di magnificare una regione che ormai da un decennio si trascina di arresto in arresto?

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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