Abusi su minore, il caso don Galli all’Onu: “È una battaglia che può servire a tutti”
Il caso dei presunti abusi di don Mauro Galli ai danni di un ragazzino, al centro di un processo in corso al tribunale di Milano, è arrivato davanti alle Nazioni unite. Nella sede Onu di Ginevra in questi giorni è stato ascoltato Francesco Zanardi, il presidente dell’associazione "Rete l'abuso", impegnata da anni in prima linea per combattere la pedofilia all'interno della Chiesa. Zanardi, che è stato ricevuto dai funzionari della Commissione Crc (Committee on the rights of child) assieme a rappresentanti di associazioni di sopravvissuti arrivate da altri 23 Paesi di tutto il mondo, ha portato all'attenzione della comunità internazionale la vicenda dei presunti abusi che sarebbero avvenuti nel dicembre del 2011 a Rozzano, nell'hinterland di Milano.
La vicenda dei presunti abusi
La notte tra il 19 e il 20 dicembre don Galli, come da lui stesso confermato in tribunale, dormì nello stesso letto con Fausto (nome di fantasia), un ragazzino che all'epoca dei fatti aveva solo 15 anni. L'indomani il ragazzo raccontò alla madre di aver subito delle molestie da parte del sacerdote, che avrebbe provato ad abusare di lui. Il caso è arrivato davanti a un tribunale solo dopo che la famiglia del ragazzo, molto religiosa, si è rivolta invano ad alcune figure apicali della Diocesi ambrosiana, tra cui l'attuale arcivescovo di Milano Mario Delpini e l'attuale vescovo di Brescia Mario Tremolada. I due, anziché denunciare subito l’accaduto alla giustizia o avviare un'indagine conoscitiva interna alla Chiesa, come previsto dalle direttive della Cei, si limitarono a spostare don Galli da Rozzano a Legnano, sempre a contatto con minori.
Non è una battaglia personale: ciò che è successo a mio figlio non deve accadere
A settembre il processo arriverà a sentenza. Nel frattempo la mamma di Fausto, sentita al telefono da Fanpage.it, ha raccontato le proprie emozioni dopo che la vicenda che riguarda il figlio è arrivata anche all'Onu: "Quello che ci è successo è sicuramente una cosa drammatica, terribile e devastante, in primis per mio figlio (il ragazzo ha tentato quattro volte il suicidio ed è ora seguito a livello psicologico, ndr). Noi siamo stati tra virgolette fortunati, perché il caso non era prescritto, il prete è a processo, qualcuno ci ha già risarcito e mio figlio è ben seguito. Però non ci sembrava giusto dire ‘basta, ci chiudiamo nel nostro guscio', perché abbiamo scoperto man mano che quello che è successo a noi è un copione uguale a tanti altri casi". Da qui la scelta, dolorosa e per nulla facile, di portare avanti una battaglia non più personale, ma a nome di tutte le famiglie che si sono ritrovate nella loro stessa condizione: "Questa battaglia la può fare solo chi ci è passato – ha aggiunto la mamma di Fausto – E me ne accorgo quando sento altre mamme, con le quali si crea subito una vicinanza e una comprensione. La nostra storia può avere un senso per aiutare a fare in modo che ciò che è accaduto non si ripeta più, anche se il prezzo è altissimo. Io il prete (don Galli) l'ho perdonato – ha concluso la madre di Fausto – ma la cosa che mi fa più male è che ci siano persone nella Chiesa che possano permettere che queste cose succedano anche ad altri ragazzi. È una cosa che non riesci ad accettare, ti sembra una cosa impossibile, soprattutto da parte della Chiesa. È una battaglia da cui non mi posso tirare indietro: non è il mio caso ad essere arrivato all'Onu, è l'associazione (Rete L'abuso, ndr), ed è una battaglia che può servire a tutti".