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Il “bluff” di Sala è vincente ma pericoloso: torna in sella, ma rimane uno sgradevole precedente

Beppe Sala dopo pochi giorni torna come se nulla fosse a fare il sindaco di Milano. Comportandosi come un bambino che alle partitelle tra amici, in presenza di una decisione arbitrale sgradita, minaccia di andarsene portandosi dietro il pallone. Con tutti che si vedono costretti a pregarlo di tornare sui propri passi, senza che vi sia effettivamente il tempo di capire se si trattava di rigore o no.
A cura di Francesco Loiacono
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Il sindaco di Milano Beppe Sala è tornato. Dopo qualche giorno di "assenza", come se la guida della capitale economica d'Italia fosse la classe di un liceo, ha presentato le sue giustificazioni ai cittadini ed è rientrato a Palazzo Marino come se nulla fosse. Anzi, di più: soddisfatto. Perché la sua strategia, che avevamo già scritto somigliasse a quella di un esperto giocatore di poker, ha funzionato. Sala a quanto pare ha ottenuto dal magistrato che lo ha iscritto nel registro degli indagati le rassicurazioni che cercava: "Le verifiche svolte dai miei legali in queste intense giornate hanno chiarito sufficientemente il merito dell'indagine e l’inesistenza di altri capi di imputazione", si legge nella lettera con la quale ha comunicato ai milanesi il suo ritorno.

Ma c'è di più: perché col suo gesto "irrituale" (e lo ha ammesso lui stesso) ha inoltre incassato sostegni bipartisan: da Gentiloni a Renzi (anche se qualcuno potrà non vedere alcuna discontinuità tra i due), dall'arcivescovo Angelo Scola a Matteo Salvini, fino a centinaia di sindaci che gli avevano rivolto un appello in una lettera: "Torna al tuo posto, ‘sta casa aspetta a te".

Qualcuno aveva colto il senso della sua decisione: una specie di ricatto

Solo qualcuno – e tra questi il più acuto è stato il suo sfidante alle scorse amministrative, Stefano Parisi – aveva forse colto più di altri ciò che il gesto di Sala era sembrato: una sorta di ricatto. Mi indagate? E io mi sospendo da sindaco, così lo spiegate voi ai cittadini che mi hanno eletto cosa sta succedendo. In sintesi, col suo gesto Sala ha ottenuto dai giudici una corsia preferenziale per capire che, dalle accuse che gli sono contestate, ne uscirà pulito come e più di prima.

Attenzione: nessuno sta giudicando qui nel merito il cittadino Sala. La presunzione di innocenza è un caposaldo (spesso fin troppo dimenticato) della nostra Costituzione che tanti hanno difeso allo scorso referendum. Ma il punto è un altro: si possono fare pressioni così forti sulla magistratura, uno di quei poteri fondativi che dovrebbero rimanere autonomi? E soprattutto, siamo sicuri che adesso il modo di agire di Sala non costituirà un precedente (pericoloso o no lo lasciamo alle convinzioni dei singoli lettori) al quale chiunque ricopra una carica pubblica, una carica di responsabilità come quella di sindaco di Milano, potrà appellarsi per tutelare la propria integrità e onestà prima che sul tema decidano dei giudici, che sono lì per fare (anche) questo?

Insomma, Sala sembra essersi comportato come quel bambino (lo avrete conosciuto anche voi) che alle partitelle tra amici, in presenza di una decisione arbitrale sgradita, minaccia di andarsene portandosi dietro il pallone. Con tutti che si vedono costretti a pregarlo di tornare sui propri passi, senza che vi sia effettivamente il tempo di capire se si trattava di rigore o no.

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