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Varese, uccise il padre a coltellate: pena ridotta in appello per Alberto Biggiogero 

In Corte d’Appello è stata ridotta a 11 anni la pena per Alberto Biggiogero condannato per l’omicidio del padre avvenuto nel 2017: al super testimone nel processo Uva sono stati riconosciuti tre anni in libertà vigilata così come richiesto dal suo legale Stefano Bruno al procuratore generale Laura Gay.
A cura di Chiara Ammendola
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La Corte d'Assise d'Appello di Milano ha condannato Alberto Biggiogero a 11 anni di carcere e tre anni in libertà condizionata per l'omicidio del padre Ferruccio avvenuto nel febbraio del 2017, al culmine di una lite. La sentenza modifica di fatto quella di primo grado con la quale Biggiogero era stato condannato a 14 anni di carcere. Soddisfazione da parte del legale dell'imputato che aveva trovato un accordo col procuratore generale di Milano Laura Gay, poi accolta dai giudici: "Abbiamo trovato un accordo con il pubblico ministero per un patteggiamento in appello – ha spiegato l'avvocato Stefano Bruno che aveva presentato la richiesta d'appello due mesi fa – a cambiare la pena ha concorso, sostanzialmente, il passaggio dall’equivalenza delle attenuanti sulle aggravanti, alla prevalenza delle prime sulle seconde. Questo ha permesso di ridurre la condanna da 14 a 11 anni, con la libertà vigilata per un minimo di 3 anni al posto della casa di cura e custodia".

Biggiogero testimone chiave nel processo Uva

Come sottolineato sempre dal difensore, Biggiogero non ha mai negato quanto accaduto e soprattutto le sue responsabilità in merito: "Mi sono reso conto di quello che è successo e ho un peso nel cuore", aveva detto nel maggio 2018, dopo la lettura della sentenza di primo grado del Tribunale di Varese. La morte di Ferruccio Biggiogero avvenne il 15 febbraio del 2017 al termine di una banale lite nell'appartamento in cui i due abitavano, in viale dei Mille a Varese: a richiedere l'intervento delle forze dell'ordine fu lo stesso figlio che raccontò immediatamente quanto accaduto. Alberto Biggiogero era già noto per un precedente fatto di cronaca che lo aveva visto testimone: fu lui a raccontare quanto accaduto all'amico Giuseppe Uva, deceduto nel 2008 dopo essere stato fermato dai carabinieri nel centro di Varese e dopo essere stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio.

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