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Varese, uccise il padre a coltellate: Alberto Biggiogero si appella e chiede lo sconto di pena

Inizierà il 15 giugno il processo d’appello sulla morte di Ferruccio Biggiogero ucciso nel febbraio del 2017 dal figlio Alberto condannato con rito abbreviato a 14 anni di carcere: secondo l’avvocato tanti aspetti non sarebbero stati presi in considerazione durante il processo tanto da portare a una pena eccessiva.
A cura di Chiara Ammendola
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Il 15 febbraio del 2017 uccise il padre Ferruccio, accoltellandolo al culmine di una lite nell'appartamento in cui i due abitavano, in viale dei Mille a Varese, ora a distanza di più di due anni da quell'omicidio Alberto Biggiogero, condannato a 14 anni di reclusione nel processo con rito abbreviato lo scorso maggio, ha chiesto un nuovo processo. Come spiegato dall'avvocato Stefano Bruno, difensore di Biggiogero, si tratta di un ricorso che non vuole mutare quella che è la decisione in merito alla responsabilità ma in merito alla condanna e dunque l'entità della pena. Come riportato da Laprealpina, secondo il legale, alcuni aspetti non sono stati considerato in modo adeguato all'epoca del processo, "come le aggravanti contestate dal giudice che furono considerate equivalenti alle attenuanti, e per questo si arrivò a una condanna a quattordici anni seppure con rito abbreviato".

Biggiogero supertestimone nel processo sulla morte di Giuseppe Uva

All'epoca del processo la perizia dello psichiatra Mario Girola stabilì che al momento dell’omicidio la capacità di intendere e di volere di Biggiogero era "gravemente scemata". Ma Alberto Biggiogero molto prima di quell'omicidio che confessò apertamente alle forze dell'ordine pochi minuti dopo aver accoltellato il padre e non negando mai le proprie responsabilità, fu coinvolto in un altro caso di cronaca. Anni prima fu infatti il supertestimone al processo per la morte di Giuseppe Uva, l'uomo deceduto nel 2008 dopo essere stato fermato dai carabinieri nel centro di Varese e dopo essere stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio. Per quella morte in primo grado gli imputati, due carabinieri e sei poliziotti, sono stati assolti, ma la sorella di Giuseppe, Lucia Uva, è intenzionata a portare avanti la sua battaglia giudiziaria alla ricerca della verità.

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