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Varese: non sa leggere l’italiano, sindaco nega la cittadinanza

Dopo il caso di Cairate, il cui sindaco aveva negato la cittadinanza a una donna indiana, in un altro paese in provincia di Varese, Uboldo, torna alla ribalta un caso simile, successo a gennaio. La famiglia di una donna marocchina a cui era stata negata la cittadinanza racconta al Fatto quotidiano: “Non ha saputo leggere la formula ed è stata mandata via”.
A cura di Francesco Loiacono
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Dopo il caso di Cairate, paese in provincia di Varese il cui sindaco leghista aveva negato a una donna indiana di prestare giuramento per ottenere la cittadinanza italiana, un caso analogo, sempre nel Varesotto, torna alla ribalta. Lo racconta il Fatto Quotidiano, che per primo ne aveva parlato lo scorso gennaio. Il sindaco di Uboldo, Lorenzo Guzzetti – eletto per il terzo mandato consecutivo e a capo di una lista civica – aveva negato la cittadinanza a una donna marocchina perché non era stata in grado di recitare la formula di rito. Nel suo racconto il giovane sindaco – classe 1982 – era poi entrato nei particolari, descrivendo la famiglia come di "estrazioni umili e attaccamento alla tradizione del paese di origine", e lanciandosi poi in commenti più pesanti: "Non esagero nel dire che quella persona (la donna a cui è stata negata la cittadinanza, ndr) in venti anni non è mai uscita di casa. Stessa sorte toccata alla figlia. Finché era bambina frequentava regolarmente l’oratorio, quando è diventata donna è sparita dalla circolazione".

La famiglia contro il sindaco

Parole che, a distanza di qualche tempo, hanno scatenato la reazione della famiglia marocchina, che si ritiene offesa e sorpresa da quelle dichiarazioni. Innanzitutto perché la ragazza in questione, che secondo il primo cittadino sarebbe chiusa in casa, da un anno e mezzo si trova a Chicago per ragioni di studio, come la diretta interessata ha riferito al Fatto via telefono. E poi perché, a detta di tutti i familiari, il sindaco avrebbe negato la cittadinanza solo perché la donna marocchina, madre della ragazza, non ha saputo leggere il giuramento, mentre invece si saprebbe esprimere bene in italiano, come testimoniato dal fatto che la famiglia è da vent'anni nel paesino.

Il marito racconta al Fatto:

"Mia moglie ci è rimasta proprio male, è stato un brutto gesto. Da venti anni che siamo qui, siamo integrati, i miei figli hanno studiato qui, mia figlia non ha mai portato il velo, guarda che bella ragazza (mostra anche lui una foto sul cellulare), mia moglie fa le pulizie in casa delle famiglie di Uboldo, la conoscono in molti, è una donna libera, fa male sentire che ci descrive così. È vero, mia moglie non legge l’italiano. Non abbiamo studiato, ma cerchiamo di dare ai nostri figli quello che non abbiamo avuto noi. Quel giorno mi sono proposto di leggere per mia moglie la formula e farla ripetere a lei davanti al sindaco, ma per aiutarla. Il sindaco ci ha mandati via".

E la signora marocchina, che si è vista negata la cittadinanza, si sfoga:

"A quel punto ero talmente arrabbiata che mi mancavano anche le parole, non volevo più nemmeno la cittadinanza – è intervenuta la donna – e pensare a quanti soldi e quanto tempo abbiamo speso. La pratica, tra viaggi e carte bollate è costata quasi 2mila euro in due anni. Alla fine ci tratta così proprio il sindaco, una persona che conosciamo da anni? Non ho mai avuto problemi a farmi capire. Sono stata in ospedale, in farmacia, alla scuola dei figli, a fare la spesa, a lavorare. Tutti mi capiscono".

Il litigio

Il "caso" ha fatto nascere anche un acceso diverbio tra il figlio più piccolo della famiglia e il sindaco. Un litigio proseguito a colpi di messaggi sul cellulare, dai toni duri. Il ragazzo ha sottolineato la mancanza di rispetto del sindaco nello spiattellare davanti a tutti le vicende familiari – tra l'altro non corrispondenti al vero – accusandolo di contribuire così a portare avanti stereotipi sugli extracomunitari. Il sindaco ha però prima negato di riferirsi alla loro famiglia in particolare, mentre poi ha affermato di poter dire quello che gli pare, con toni, però, decisamente più volgari.

Il caso Cairate

Il primo cittadino di Uboldo è poi intervenuto sul caso di Cairate, dopo che il prefetto di Varese Giorgio Zanzi ha redarguito il sindaco Paolo Mazzucchelli spiegando come "il sindaco non abbia facoltà discrezionali" e debba concedere la nazionalità se prefetto e ministero hanno dato il loro nulla osta – come avvenuto nel caso di Rani Pushpa, la 52enne indiana. "In mancanza di discrezionalità io non faccio più nulla, perché il mio ruolo è inutile. Se si tratta di una cerimonia sterile non serve che la faccia il sindaco", ha affermato polemico Lorenzo Guzzetti.

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