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Nuovo stadio di San Siro

“Una seconda vita per San Siro”: l’idea di uno studio milanese per salvare il Meazza dalle ruspe

Salvare lo stadio di San Siro dalle ruspe e dargli una seconda vita attraverso la “rigenerazione” dello storico impianto, trasformandolo in un business park in cui convivano uffici, attività sportive, un’area food, un museo e persino un bosco. È il progetto che lo studio milanese Principioattivo Architecture Group presenterà al Comune di Milano per preservare “un monumento al cemento e alla storia dello sport”. L’architetto Luca Bigliardi ha spiegato a Fanpage.it perché l’idea potrebbe accontentare club, tifosi e cittadini e converrebbe anche a Palazzo Marino.
A cura di Simone Gorla
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“San Siro è un monumento al cemento e alla storia dello sport. Oggi non è più adatto alle esigenze del calcio moderno, ma abbatterlo è la soluzione peggiore. Invece che demolire un pezzo di storia, noi proponiamo di ragionare su una rigenerazione con nuove funzioni, per mantenerlo accanto al nuovo stadio che sorgerà”. Luca Bigliardi, architetto e socio fondatore di Principioattivo Architecture Group, studio milanese con un forte interesse per la città e la sua identità, ha spiegato a Fanpage.it. l'idea che con i suoi colleghi ha sviluppato negli ultimi giorni. Un book di analisi che contiene una proposta per salvare lo stadio Meazza dalle ruspe e dargli una seconda vita attraverso la "rifunzionalizzazione" e la "rigenerazione" dello storico impianto.

Perché un progetto per salvare San Siro?

Ci piace progettare nei luoghi che conosciamo e Milano è la nostra città. In passato ci siamo occupati della riqualificazione di Cascina Monlué con una cordata che ha ridato vita a uno spazio abbandonato. Abbiamo pensato che se si può fare con un edificio del Duecento, è assurdo e ironico pensare di dover demolire San Siro perché qualcuno lo giudica troppo vecchio

Come mantenere la memoria del vecchio stadio e fare spazio a uno più moderno?

Il progetto del nuovo stadio è giusto, se ci si basa sulle esigenze tecniche e commerciali, ma fa sparire uno dei simboli della città. Noi pensiamo che i progetti di sviluppo e rigenerazione delle aree siano sempre benvenuti, ma andrebbe fatto un ragionamento su un utilizzo diverso di San Siro. Non dimentichiamo che lo stadio è di proprietà comunale e non privata. E dal punto di vista architettonico hanno un grande valore soprattutto le rampe del secondo anello, che sono state riprese in tutto il mondo. Mi pare che oggi si proponga di demolire un pezzo di storia.

Cosa potrebbe diventare San Siro nella sua ipotetica ‘seconda vita'?

Un luogo che faccia rivivere l'esperienza della storia del calcio, ma anche molto altro. Il problema più grosso sono il terzo anello e le torri, che hanno problemi di stabilità. Abbiamo immaginato di inserire uffici e trasformare l'interno dello stadio in uno spazio verde aperto, un business park in cui convivano attività sportive, un'area food, un museo, mettendo insieme sport, cultura, area commerciale e uffici in un contesto di rigenerazione. Di spazio ce n'è molto: 14mila mq di uffici che dialogano con un museo, un prato e anche un bosco interno ricavato su una parte dell'attuale campo di gioco.

Sarebbe il primo esperimento di questo tipo?

No, gli esempi nel mondo in questo senso sono tanti. Dal Parken Stadium di Copenhagen, dove nuovi edifici sono stati inseriti nella struttura, a Las Arenas di Richard Rogers a Barcellona, trasformato in un centro commerciale, o ancora Highbury Square a Londra, che recupera il vecchio stadio in un'area pubblica tra piazza, case e fermata della metropolitana.

La rigenerazione di San Siro si scontrerebbe con il progetto di una maxi area commerciale presentato da Inter e Milan?

La nostra idea non si scontra con quella delle squadre. Lo stadio stesso, per esempio, potrebbe essere parte di un'area commerciale. Il problema è che i progetti presentati prevedono la demolizione dello stadio tout court. Bisogna ragionare su come San Siro può essere integrato. La nostra è una provocazione che vuole riportare il ragionamento su cosa fare di questo simbolo di Milano. Rinunciare per sempre o si può integrare per preservarne il ricordo.

Porterete il vostro progetto a Palazzo Marino?

Noi pensiamo di proporre l'idea al Comune, che farà le sue scelte. Secondo noi questa è una delle possibilità. Non è l'unica soluzione, ma sicuramente è meglio che abbattere lo stadio. È un monumento al cemento e alla storia dello sport, questo non si può dimenticare. Capiamo piuttosto come farlo diventare qualcosa di differente. Nessuno pensa di lasciarlo così com'è o usarlo per un concerto all'anno, non avrebbe senso. Ma la rigenerazione urbana è un concetto che va di pari passo con quello di “consumo di suolo zero” e significa il recupero e la riqualificazione di parti di città degradate, aree che hanno perduto la loro funzione originaria, salvaguardando gli aspetti ambientali e paesaggistici, ed iconici della città.

Sarebbe possibile cambiare così profondamente il Meazza con il vincolo della Sovrintendenza?

La sovrintendenza ha espresso un vincolo sul primo e sul secondo anello per le rampe esterne, che sono gli elementi che abbiamo mantenuto nel progetto. Non sono certo i sedili delle gradinate che hanno valore artistico. Si può lavorare sull'interno dell'involucro.

Tra i due progetti presentati dai club quale si sposerebbe meglio con la vostra idea?

I due progetti sono entrambi molto validi, in ognuno c'è qualcosa di interessante. Io non credo che ci sia un problema di dialogo con l'edificio esistente. Nella sua forza di simbolo, con qualsiasi nuovo contesto San Siro rimarrebbe San Siro. Vale la pena ragionarci, no?

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