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Un commercialista vicino alla ‘ndrangheta e un ex bancario: le menti della truffa all’Erario

Sono 34 le persone arrestate da Guardia di finanza e polizia nell’ultima indagine sui reati tributari che parte da Como. A ideare il meccanismo di scatole cinesi e fatturazioni false sono due professionisti del settore fiscale, uno dei quali è stato più volte accostato alla potente cosca ‘ndranghetista dei Piromalli.
A cura di Salvatore Garzillo
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In questa storia non c’è la violenza brutale della criminalità organizzata, non ci sono armi, non c’è la forza a sostenere un sistema illecito. Ci sono le menti di due professionisti, c’è l’esperienza di due contabili che attraverso raffinati meccanismi economici sono riusciti a frodare milioni di euro all’Erario.
Sono il 50enne Massimiliano Ficarra, di professione commercialista, e il 61enne Cesare Giovanni Pravisano, ex funzionario della banca Commercio ed Industria di Milano, e sono ritenuti dagli investigatori i personaggi di spicco nell’indagine che questa mattina ha portato a 34 arresti per reati tributari e fiscali, estorsione e indebito utilizzo di carte di pagamento.

Ficarra è titolare dello studio Ma.gi.sa di Gioia Tauro, sua città d’origine dove trascorreva tre giorni a settimana. Gli altri 4 viveva tra Lomazzo (Como) e Milano, dove gestiva numerosi affari. Per gli inquirenti è l’anello di contatto con la potente cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli, per i quali era tenutario di scritture contabili di diverse società. Il suo cognome è ben noto alla Direzione distrettuale antimafia di Milano, che nel giugno 2018 si è occupata della interdittiva antimafia per l’esclusivo ristorante “Unico Milano”, al ventesimo piano della torre Wjc al Portello. Il socio di maggioranza, col 55 per cento delle quote, è proprio Ficarra. Il rapporto con i Piromalli-Molè riguarda anche altri componenti della sua famiglia, coinvolti in un’indagine del Nucleo investigativo di Como sulla presenza della ‘ndrangheta in quelle zone che dimostrò il legame con Bartolomeo Iaconis, riconosciuto come ex capolocale di Fino Mornasco.

Ecco cosa scrivevano i carabinieri di Como: «Massimiliano Ficarra è un ragioniere affidabile e ubiquo, al servizio di varie famiglie criminali di accreditata appartenenza ‘ndranghetista. Emerge da subito come individuo assolutamente affidabile e abituato a manovrare in quegli ambienti. Membro principale di una organizzata ed efficace attività di riciclaggio di denaro, con particolare attenzione al reimpiego, in attività economiche, del denaro proveniente dall’associazione mafiosa dei Molè Piromalli».

Il sistema raccontato gola profonda

Nell’inchiesta di oggi sono 5 i membri dei Ficarra finiti in manette. Ma è Massimiliano la mente del progetto assieme all’ex funzionario bancario Pravisano (nato a Lomazzo), che durante un interrogatorio del 24 luglio 2018 racconta agli inquirenti tutto il meccanismo nella speranza di ottenere benefici in sede processuale. Le indagini condotte dalla Gdf di Como e Olgiate Comasco e dalla Squadra mobile di Milano, hanno dimostrato che il sistema per frodare il fisco si ripeteva uguale dal 2010 “attraverso la sostituzione di società dolosamente e preordinatamente destinate al fallimento (consorzi e società cooperative di lavoro) con nuovi veicoli societari costituiti con la medesima finalità”.

Costituivano cooperative di lavoro (per lo più impiegate nelle pulizie di alberghi) intestate a prestanome e gestite da consorzi, che di fatto erano usate come semplici contenitori di lavoratori e soggetti fiscali su cui dirottare gli oneri tributari e previdenziali mai saldati in dieci anni. Era necessario che le cooperative emettessero fatture per operazioni inesistenti nei confronti dei consorzi. In questo modo consistenti somme di denaro trasferite dai consorzi alle cooperative, a pagamento delle fatture false, venivano successivamente prelevate dagli organizzatori della truffa con carte di credito. Ne sono state contate 200 con sono stati prelevati oltre 2 milioni e mezzo di euro.
Nel provvedimento firmato dal gip di Como, Carlo Cecchetti, si legge che il solo Massimiliano Ficarra ha guadagnato 6.894.812,72 euro. Tra i beni sequestrati – per un valore complessivo di 13 milioni di euro – c’è anche una lussuosa villa di proprietà del commercialista. 

Cooperative a orologeria

Le cooperative avevano una vita di due anni, durante i quali generavano di media un milione di euro, soldi completamente nascosti al Fisco. Al termine dei 24 mesi venivano abbandonate, diventavano inattive e ne venivamo costituite nuove che operavano nello stesso identico modo e nelle quali venivano trasferiti i soci/dipendenti che, nella gran parte dei casi, non erano neppure a conoscenza di essere inquadrati come tali.

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