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Ucciso e nascosto a pezzi in una valigia: “Era un pedofilo, meritava di morire”

Paolo Grassi, condannato all’ergastolo per l’omicidio del professore Adriano Manesco, strangolato a Milano e poi fatto a pezzi e nascosto in un cassonetto, è intervenuto al processo al presunto complice Gianluca Civardi. “Manesco era un pedofilo, meritava di morire”, ha detto Grassi ai giudici, aggiungendo che Civardi gli disse che voleva “provare la sensazione di uccidere una persona” perché non appagato da altre esperienze.
A cura di Francesco Loiacono
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Adriano Manesco, il professore ucciso a Milano il 7 agosto 2014 e poi fatto a pezzi e nascosto in una valigia all'interno di un cassonetto, "era un pedofilo" ed era "più meritevole di morire rispetto ad altri". Così ha detto martedì Paolo Grassi, uno dei due arrestati per il delitto già condannato, lo scorso 28 luglio, all'ergastolo. Grassi ha infatti deciso, a differenza del suo presunto complice Gianluca Civardi nel cui processo è intervenuto in qualità di teste, di essere giudicato con rito abbreviato. Davanti al pubblico ministero Maria Teresa Latella e ai difensori di Civardi, Francesca Cotani e Andrea Bazzani, Grassi ha ripercorso le fasi dell'omicidio.

Il presunto complice voleva "provare la sensazione di uccidere"

Dalla conoscenza con il 77enne Manesco, avvenuta nel 2012 insieme a un amico di ritorno da una vacanza a Venezia, alla progettazione dell'omicidio. Un delitto compiuto per impossessarsi dei soldi del professore di estetica in pensione e andare a vivere in posti caldi, come Brasile o Thailandia, perché "la nostra vita non ci appagava più". Grassi ha anche riferito che Civardi, che ha detto agli inquirenti di non aver mai avuto contatti con la vittima e per cui i suoi legali hanno chiesto una perizia psichiatrica, gli avrebbe detto che prima di morire voleva "provare la sensazione di uccidere una persona", perché le altre esperienze non lo appagavano.

Manesco, ha spiegato Grassi, "per sua stessa ammissione era un pedofilo". Nel corso del primo incontro tra il professore e il giovane, il docente si era tolto la camicia chiedendo a Grassi e al suo amico di spogliarsi. Il 7 agosto è scattato il piano omicida: secondo il racconto di Grassi, mentre questi cercava i codici delle carte di credito sul pc dell'anziano docente, Civardi iniziò a strangolarlo nel salotto. Il corpo era poi stato fatto a pezzi: la testa chiusa in un sacchetto e i polpastrelli abrasi per rendere la vittima irriconoscibile. I due giovani si erano presentati a casa dell'ex docente con una valigia, all'interno della quale avevano messo il cadavere fatto a pezzi. Poi la valigia era stata abbandonata in un cassonetto nei pressi della stazione di Lodi. I due ragazzi non avevano però fatto molta strada: erano stati arrestati poche ore dopo la scoperta del corpo a Piacenza, città dove vivevano, traditi dai loro frequenti contatti con la vittima e dall'intenzione di sbarazzarsi degli abiti indossati sul luogo del delitto.

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