Ucciso e gettato nel Po, fermati due amici del nipote accusato di omicidio

Continua a delinearsi sempre di più la vicenda dell'omicidio di Fausto Bottura, il 48enne di Magnacavallo, in provincia di Mantova, il cui corpo è stato trovato lunedì mattina legato e chiuso all'interno di un sacco sulle sponde del Po a Bardelle, altro piccolo centro del Mantovano. Dopo l'arresto del nipote 19enne della vittima, accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, altre due persone sono state fermate dai carabinieri. Si tratta di due amici del ragazzo, che lo avrebbero aiutato, secondo gli investigatori, a trasportare il cadavere dello zio e a gettarlo nel fiume.
Ancora massimo riserbo sull'inchiesta
Sugli sviluppi dell'inchiesta permane ancora il massimo riserbo da parte degli investigatori, anche se sembra che tutte le tessere del mosaico stiano andando al proprio posto. I carabinieri avrebbero difatti individuato – ma non ancora recuperato – l'arma del delitto: un corpo contundente, e non una pistola come si credeva in un primo momento, con il quale la vittima è stata colpita all'improvviso nella sua abitazione di Magnacavallo, divisa con il nipote. Chiaro sembra anche il movente del delitto, maturato per litigi dovuti a questioni di eredità: la vittima e sua sorella, madre del presunto assassino, si erano rivolti a un avvocato per spartirsi l'eredità lasciata dal defunto padre.
Adesso si attende una confessione da parte del presunto assassino, su cui già dalla serata di lunedì si erano concentrati i sospetti degli investigatori. Secondo i carabinieri il ragazzo, dopo aver litigato e colpito a morte lo zio, lo ha legato e ne ha nascosto il corpo all'interno di due sacchi di plastica, gettandolo poi con l'aiuto dei suoi amici nel fiume. Il ritirarsi della piena del Po ha però fatto sì che il corpo sia riaffiorato e sia stato notato da un carabiniere in congedo all'altezza di Bardelle.