Ucciso e gettato nel Po, dopo l’arresto il nipote confessa: “Non ci lasciava guardare la tv”

Una svolta decisiva nell’omicidio di Fausto Bottura, il 48enne di Magnacavallo, in provincia di Mantova, il cui corpo è stato trovato lunedì mattina legato e chiuso all’interno di un sacco sulle sponde del Po a Bardelle. Dopo l’arresto del nipote, Massimo Bottura, di 19 anni, interrogato lo scorso venerdì mattina dal gip e accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, assieme a due amici, Alessio Magnani, 18 anni di Poggio Rusco, e Armando Esposito, 19 anni di Magnacavallo, che lo avrebbero aiutato a trasportare il cadavere dello zio e a gettarlo nel fiume, sembra essere venuto a galla il movente. La colpa dell’uomo, difatti, sarebbe stata quella di ‘disturbare' i tre mentre guardavano la televisione e giocavano ai videogame. “Rompeva le scatole, non ci lasciava guardare la tv”, avrebbe dichiarato uno, pretesto, questo, per massacrarlo di botte fino a ucciderlo, presumibilmente con una mazza da baseball, di cui al momento è stata rinvenuta solo la custodia.
Dopo le ipotesi erronee sul movente, legate in un primo momento a motivi di eredità del padre della vittima deceduto poco tempo fa, secondo le ricostruzioni della procura di Mantova e dal Reparto investigativo dei carabinieri, i tre avrebbero colpito l’uomo nel garage di casa più e più volte, nella notte fra il 3 e il 4 dicembre: così come succedeva da tempo, quella sera i ragazzi si trovavano a casa dello zio e dopo l’ennesima lite furibonda dovuta agli schiamazzi e al gran chiasso che l’uomo proprio non sopportava, la tragedia. Nel merito della vicenda è intervenuto Antonino Condorelli, procuratore capo della città di Mantova, che, attonito, ha così dichiarato: “Questi ragazzi sono vuoti dentro. Sono esterrefatto dalla cortina di omertà creatasi. Siamo di fronte ad una totale mancanza di valori”.