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Ucciso e fatto a pezzi durante una grigliata, la testimone: “Ho trovato la testa nello sgabuzzino”

Si chiamerebbe Cristian e sarebbe un giovane colombiano il ragazzo ucciso, fatto a pezzi e poi bruciato sabato notte a Milano. L’orrendo delitto durante una grigliata tra colombiani: la vittima sarebbe stata punita per aver cercato di avvisare un amico che altre persone lo stavano cercando. Il racconto choc della testimone chiave: “Ho chiesto dov’era, l’ho visto decapitato in uno sgabuzzino”.
A cura di Francesco Loiacono
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Si chiamerebbe Cristian e sarebbe anche lui un giovane cittadino colombiano il ragazzo ucciso, fatto a pezzi e poi bruciato sabato sera a Milano, in zona Bovisasca, da tre connazionali. Un delitto orrendo nella sua modalità e agghiacciante per quel che riguarda il presunto movente: alla base dell'efferato omicidio, secondo quanto emerge dall'inchiesta condotta dal pubblico ministero Paolo Storari assieme al procuratore aggiunto Laura Pedio, potrebbe esserci una "punizione": la vittima avrebbe cercato di avvisare qualcuno che altre persone lo stavano cercando, probabilmente per avere un chiarimento. Dissidi, litigi all'interno di una piccola comunità di colombiani senza nessun legame con le pandillas (le temibili gang sudamericane) né col traffico di stupefacenti che sabato sera, durante una grigliata in una villa in via Carlo Carrà, sono sfociati nel brutale omicidio.

Il racconto horror della testimone chiave

Il racconto della testimone chiave che ha consentito agli inquirenti di ricostruire quanto avvenuto (e di arrivare anche al fermo delle tre persone coinvolte nella vicenda) restituisce tutto l'orrore di una serata iniziata come una festa e finita in tragedia. Una delle ragazze che stavano partecipando alla grigliata, secondo quanto riporta Luigi Ferrarella sul "Corriere della sera", ha chiesto a due suoi amici dove si trovasse Cristian, che non vedeva più in giro. E quando gli altri le hanno indicato uno sgabuzzino, davanti agli occhi si è trovata una valigia da cui uscivano dei capelli: il cadavere di Cristian era per terra, con la testa mozzata a lato. In piedi, uno dei due ragazzi che lo avrebbero ucciso teneva tra le mani le mani di Cristian, mozzate con un'accetta come le altre parti del corpo. Sei in totale i pezzi di cadavere che sono stati trovati dagli inquirenti all'interno di un trolley gettato nel locale spazzatura di un condominio in via Cascina dei Prati, non lontano dalla villetta dove è avvenuto l'omicidio, e poi dato alle fiamme nel tentativo probabilmente di occultare quanto avvenuto.

Si attende l'estradizione del terzo fermato per l'omicidio

Un tentativo non riuscito, nonostante i due presunti assassini abbiano chiesto alla testimone di lavare i loro vestiti impregnati di sangue e pezzi del cadavere smembrato della giovane. Adesso l'inchiesta degli inquirenti va avanti nel tentativo di attribuire precise responsabilità ai fermati: le accuse sono di omicidio aggravato dalla crudeltà, soppressione e vilipendio di cadavere. Tra i primi due fermati, un 21enne e un 38enne per i quali il fermo è stato convalidato ed è stata confermata la custodia cautelare in carcere, è già iniziato un rimpallo di responsabilità, con reciproche accuse. Il primo, che si trovava in Italia da un mese, è stato fermato domenica pomeriggio all'aeroporto di Malpensa, mentre stava per imbarcarsi su un volo per Madrid. Il 38enne invece, regolarmente in Italia da anni e residente con la madre e la compagna nella villetta in cui è avvenuto il delitto, è stato fermato nei pressi della sua abitazione. Il terzo uomo, anche lui 21enne, è stato invece fermato nel pomeriggio di lunedì 1 aprile vicino all'aeroporto di Parigi-Orly, sulla base di un mandato d'arresto europeo emesso dall'autorità giudiziaria di Milano: la sua estradizione è attesa per il prossimo 10 aprile.

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