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Milano, corpo mutilato e carbonizzato: restano in carcere i due colombiani fermati

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano Manuela Scudieri ha accolto la richiesta del pm di custodia cautelare in carcere per i due colombiani fermati in merito all’omicidio e all’occultamento di cadavere del corpo ritrovato sabato 30 marzo tra alcuni rifiuti in fiamme. Secondo il giudice sussiste il pericolo di reiterazione del reato, di fuga e di inquinamento probatorio.
A cura di Chiara Ammendola
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Omicidio aggravato dalla crudeltà e soppressione vilipendio di cadavere, sono queste rispettivamente le accuse per i due colombiani di 21 e 38 anni arrestati per l'omicidio avvenuto sabato a Milano. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano Manuela Scudieri ha così deciso che i due rimarranno in carcere. Il pm nella richiesta di custodia in carcere ha evidenziato per i due i pericoli di reiterazione del reato, fuga e inquinamento probatorio. Convalidato il fermo dunque e la custodia cautelare per i due uomini fermati lunedì pomeriggio dopo due giorni di indagini da parte della Squadra Mobile che ha lavorato ininterrottamente da sabato sera, quando il corpo mutilato e carbonizzato della vittima è stato ritrovato tra un cumulo di rifiuti. La scoperta era stata fatta dai vigili del fuoco al termine dello spegnimento di un incendio scoppiato, o presumibilmente appiccato, in un gabbiotto di rifiuti nel quartiere Bovisasca del capoluogo lombardo.

Gli investigatori vicini alla scoperta dell'identità della vittima

Solo martedì sera era stato fermato un terzo uomo coinvolto nel brutale omicidio, si tratta di un ragazzo di 20 anni, come gli altri due di nazionalità colombiana: gli uomini della Squadra Mobile di Milano, coordinati dal pm a capo delle indagini Paolo Storari, lo hanno fermato in un albergo a Parigi. Anche per il 20enne l'accusa è di vilipendio, distruzione e soppressione di cadavere. Resta da capire se abbia avuto come il 21enne arrestato un ruolo anche nell'omicidio della vittima, vittima la cui identità al momento resta ancora sconosciuta. Stando a quanto si apprende gli inquirenti sarebbero finalmente riusciti a dare un nome alla vittima, anche se sono in attesa degli ultimi riscontri per la certezza. Le analisi e l'autopsia effettuata sul corpo sono stati utili insieme con le tracce di Dna e le impronte digitali nel dare un volto a un uomo, barbaramente ucciso al termine di una festa in casa, "per futili motivi", così come ipotizzato dallo stesso pm.

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