Ucciso a calci e pugni: così è morto il piccolo Mehmed, ammazzato dal padre a Milano
Ucciso a calci e pugni, colpi violenti che, inferti su un corpo di appena due anni, hanno spappolato gli organi interno provocando emorragie letali. Così, secondo i primi esiti dell'autopsia, è morto Mehmed Hrustic, il bimbo che la scorsa settimana è stato ucciso dal padre in casa a Milano. Le prime risultanze dell'autopsia, riportate dal quotidiano "Il Giorno", confermano ciò che il 25enne Aljica Hrustic, reo confesso, aveva rivelato agli investigatori: "Sono stato io, è stato un momento di rabbia, non riuscivo a dormire", ha detto il 25enne, spiegando poi che "non pensava" che quei violenti colpi avrebbero potuto uccidere un bimbo così piccolo. Aljica Hrustic è in carcere: il fermo è stato convalidato e il giudice per le indagini preliminari ha disposto per il 25enne la custodia cautelare in carcere per il rischio che il 25enne possa fuggire e, cosa più grave, possa uccidere ancora.
L'autopsia rivela anche torture subìte dal piccolo Mehmed
Perché quel ragazzo che su Facebook si faceva fotografare tra armi, droga e gli stereotipi della "dolce vita" (auto e abiti di lusso, soldi, divertimento), è padre di altri tre figli, oltre un quarto in arrivo. E con i suoi bambini ha anche tante foto pubblicate sui social network. L'autopsia sul corpo martoriato di Mehmed racconta però un altro lato del carattere del 25enne: un lato oscuro fatto di maltrattamenti e di vere e proprie torture che andavano avanti da tempo. Il padre ha detto agli investigatori che il figlio si lamentava sempre, ma non ne ha spiegato il motivo: quelle bruciature sotto i piedi del figlio procurate probabilmente con un accendino affinché il bimbo, che gli altri vicini descrivono come vivace e pieno di vita, non potesse muoversi. Proprio a causa di quelle scottature Mehmed, quando è stato soccorso dai paramedici ormai privo di vita nell'appartamento popolare occupato abusivamente dalla famiglia in via Ricciarelli, zona San Siro, aveva delle fasciature attorno ai piedi. Forse un gesto di pietà fatto compiuto dalla madre del piccolo, 23 anni e incinta, che non è riuscita a sottrarre il figlio dalla brutale violenza del padre.