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Uccisero il vicino di casa a Besana Brianza dopo continue liti: condannati fratello e sorella

La Corte d’Assise di Monza ha condannato due fratelli a 17 e 12 anni di reclusione per l’omicidio di Giuseppe Piazza, 55enne di origini siciliane ucciso a colpi di pistola il 22 giugno 2017 a Besana Brianza, in provincia di Monza e Brianza. A uccidere materialmente Piazza fu Michele Scarfò. Ma secondo i giudici fu la sorella di Scarfò, Angela, ad armare il fratello fornendogli la pistola. Tra la donna e la vittima, vicina di casa, c’erano state numerose liti.
A cura di Francesco Loiacono
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Immagine di repertorio
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Diciassette e 12 anni di reclusione: queste le condanne che la Corte d'Assise di Monza ha inflitto a Michele e Angela Scarfò, fratello e sorella residenti nella frazione Brugora di Besana Brianza, in provincia di Monza e Brianza. I due sono accusati di aver ucciso il 55enne Giuseppe Piazza, un pregiudicato di origine siciliana colpito a morte il 22 giugno del 2017 tra i tavoli allestiti per la festa patronale del paese. La giustizia mette così un primo punto fermo in una vicenda che all'inizio era apparsa avvolta dal mistero.

L'omicidio al culmine dell'ennesima lite

Il cadavere del 55enne Piazza era stato trovato nel pomeriggio del 22 giugno da alcuni passanti. Sul suo corpo c'erano diverse ferite da arma da fuoco. All'inizio era apparsa una sorta di esecuzione, anche se gli inquirenti non avevano escluso che l'omicidio potesse essere avvenuto al culmine di una lite. Così in effetti fu: i fratelli Michele e Angela Scarfò si erano recati dall'uomo dopo una lunga serie di liti. Giuseppe e Angela erano vicini di casa e litigavano spesso, a quanto pare per problemi legati alla convivenza dei rispettivi animali domestici. Secondo quanto ha dichiarato il pubblico ministero fu proprio Angela Scarfò ad armare il fratello, dandogli una pistola che custodiva nella borsa. Con quell'arma Michele Scarfò sparò a Giuseppe Piazza al culmine di una colluttazione. Il fratello, autore materiale dell'omicidio, è stato condannato alla pena più alta. Alla sorella è stato però riconosciuto un "concorso attivo" proprio per il suo ruolo nella vicenda, anche se le sono state concesse le attenuanti.

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