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Truffe agli anziani: droga, feste ed escort con i soldi rubati. Dicevano: “I vecchi ce li mangiamo”

Gioielli, soldi in contanti e orologi: portavano via tutto ai malcapitati di turno che credendo di aiutare parenti in difficoltà cedevano così tutti i propri risparmi. E i truffatori dilapidavano tutto ciò che riuscivano a guadagnare in feste, droga ed escort: sono i protagonisti dell’inchiesta che ha portato alla luce un sistema di truffe agli anziani in tutta la Lombardia.
A cura di Redazione Milano
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Gioielli, soldi in contanti, orologi: portavano via tutto ai malcapitati di turno che credendo di aiutare parenti in difficoltà cedevano così tutti i propri risparmi. E i truffatori dilapidavano tutto ciò che riuscivano a guadagnare in fese, droga ed escort: "Con i soldi dei vecchi ci paghiamo il Rolex", si dicevano. E poi gli insulti agli anziani presi di mira: "Noi i vecchi ce li mangiamo" e ancora "Dobbiamo fregare i vecchi". Sono solo alcune delle intercettazioni, diffuse da Corsera, che coinvolgono gli appartenenti all'organizzazione messa in piedi a Milano per truffare gli anziani.

Ieri i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano hanno arrestato cinque persone nell'ambito della seconda parte dell'operazione Condor che solo due settimane fa aveva portato all'arresto di 51 persone. Una lunga serie di truffe perpetrate dal gruppo criminale e iniziate lo scorso febbraio con un colpo in zona Garibaldi a Milano vicino corso Como: a raccontare i dettagli è uno dei pentiti, il 30enne Giovanni Fortunato, che era incaricato di ritirare i soldi a domicilio a casa delle vittime. Il telefonista invece era Michele Diana, arrestato ieri mentre era al lavoro, quello vero, in un centro logistico alle porte di Milano: il 23enne aveva il compito di contattare telefonicamente gli anziani e convincerli di quanto stava accadendo, di finti incidente stradali, assicurazioni scadute e soldi necessari ai malcapitati di turno per farli tornare in libertà.

"Dovevo essere sempre vestito bene, mi sedevo al bar e aspettavo – racconta agli inquirenti Fortunato – quando una telefonata era buona, allora io entravo nell’abitazione e prendevo. Guadagnavo il venti per cento della refurtiva". Nei giorni cosiddetti buoni, la banda riusciva anche a portare a casa 200mila euro in un solo giorno. Duecento le truffe complessive e i soldi poi versati in parte al clan camorristico dei Contini.

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