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Truffa su servizi telefonici a pagamento: elenchi con milioni di numeri su cui attivarli e blacklist

Dalla maxi inchiesta della procura di Milano sulle attivazioni fraudolente di servizi telefonici a pagamento, che vede indagate 11 persone e negli scorsi giorni ha portato a perquisizioni nella sede Wind-Tre di Rho, emerge che alcune delle società al centro delle indagini avevano a disposizione liste con milioni di numeri su cui attivare i servizi, ma anche elenchi paralleli di numeri che era meglio “non toccare”. L’attivazione avveniva col meccanismo “0 click”: non c’era bisogno che l’utente cliccasse su banner o siti.
A cura di Francesco Loiacono
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Figli e figliastri. Esistono anche nelle truffe, in Italia. È questo uno degli aspetti che sta emergendo nell'ambito della maxi inchiesta sulle attivazioni fraudolente di servizi telefonici a pagamento, quei servizi come l'oroscopo o altre amenità che gli utenti si trovano a volte sui propri telefonini senza sapere né come né quando li hanno richiesti. L'inchiesta del sostituto procuratore di Milano Francesco Cajani, che vede 11 persone indagate e negli scorsi giorni ha portato a perquisizioni nella sede Wind-Tre di Rho (Milano) e al sequestro di 12 milioni di euro, spiega il perché: in molti casi, è probabile che l'utente non li abbia mai richiesti, ma che il suo numero di telefono figurasse nell'elenco che una delle società al centro dell'inchiesta utilizzava per addebitare, indebitamente, il costo di servizi come il meteo o suonerie personalizzate.

La blacklist delle persone "intoccabili" e da non truffare

La "sfortuna" delle persone truffate (12 milioni di euro, secondo la procura, il valore totale del raggiro) è di non figurare in quella lista parallela che, secondo quanto ha riferito agli inquirenti una delle persone indagate, che starebbe collaborando con i magistrati svelando i retroscena della maxi truffa, conteneva quei numeri che era meglio "non toccare". Una blacklist di "privilegiati", insomma, tra cui dipendenti della Wind e altri numeri su cui non attivare servizi a pagamento "per ragioni di politica interna a Wind". A svelare questi retroscena è stato, come riporta "Il Fatto quotidiano", Gabriele Andreozzi, responsabile di una delle società al centro dell’inchiesta, che ha anche svelato il meccanismo alla base della truffa. Non solo le liste di contatti (con oltre un milione di numero di telefono, 1.048.576), che venivano passate da altri indagati, ma anche il meccanismo dello "‘0 click". In molti casi, i numeri su cui venivano attivati i servizi a pagamento erano schede sim "machine to machine", utilizzate per far comunicare tra loro oggetti come termostati, caldaie, allarmi. Su quei numeri non c'era bisogno che l'utente attivasse nulla: l'attivazione avveniva in automatico. Ma anche in altri casi, non c'era bisogno che l'utente cliccasse incautamente su banner pubblicitari o pagine web, ma bastava semplicemente che vi capitasse sopra.

Accertamenti in corso anche su Tim e Vodafone

Le ipotesi di reato che gli inquirenti stanno cercando di accertare vanno dalla frode informatica ai danni dei consumatori all'intrusione abusiva a sistema telematico, fino alla tentata estorsione contrattuale. Accertamenti sono in corso non solo sulla società Wind-Tre, ma anche sugli altri colossi della telefonia Tim e Vodafone. Nelle carte dell'inchiesta citate dal "Fatto quotidiano" il pubblico ministero che si occupa del caso ha messo nero su bianco ciò che per tanti possessori di un telefonino sarebbe un sogno: un sistema nel quale "ogni cittadino veda finalmente riconosciuto il proprio diritto ad acquistare una scheda sim" senza il rischio "di vedersi attivare servizi premium" a sua insaputa. Non pare una cosa impossibile, ma a quanto pare è più difficile di ciò che sembra.

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