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Truffa ad aziende farmaceutiche e ricettazione di farmaci: 13 arresti tra Milano e tutta Italia

Blitz dei carabinieri del Nas di Milano nella provincia meneghina e in altre città d’Italia. Nel mirino un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa all’Erario e alle aziende farmaceutiche: compravano farmaci costosi a prezzo di costo e li rivendevano all’estero. Tredici le persone destinatarie di misure cautelari detentive, decine le perquisizioni. Al centro del sistema una farmacia di Milano.
A cura di Francesco Loiacono
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(Immagine di repertorio)
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Associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell'Erario, truffa ad aziende farmaceutiche, autoriciclaggio e ricettazione di farmaci. Queste alcune delle accuse di cui devono rispondere 13 persone, nei confronti delle quali i carabinieri del Nas (Nucleo anti sofisticazione) di Milano hanno eseguito dalle prime ore della giornata odierna una misura cautelare detentiva. L'operazione è scaturita da un'indagine della procura di Milano che coinvolge però diverse province italiane: oltre ai militari dell'Arma di Milano sono infatti impegnati nell'operazione anche i colleghi delle province di Monza e Brianza, Roma, Napoli e Lucca. Gli indagati, oltre ai reati riportati in precedenza, sono accusati a vario titolo anche di somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Oltre ai tredici provvedimenti cautelari, sono state eseguite anche undici perquisizioni locali nelle province interessate dal blitz e numerosi ordini di esibizione di documentazione sono stati notificati a persone giuridiche che sarebbero legate a vario titolo all’organizzazione criminale: ben 37 gli ordini in questione.

Al centro dell'organizzazione una farmacia del centro di Milano

Le indagini sono partite nel gennaio 2017. Al centro dell'organizzazione criminale ci sarebbe un imprenditore calabrese, titolare di una farmacia e di un deposito farmaceutico nel centro di Milano, la farmacia Caiazzo. L'organizzazione scoperta dai carabinieri risulterebbe legata alla ‘ndrangheta di San Luca e in particolare alla famiglia Calabrò. I membri dell'organizzazione sono tutti operatori del circuito ufficiale di distribuzione dei farmaci: tra loro anche un ex carabiniere del Nas, che fungeva da consulente per muoversi tra le pieghe delle leggi che regolano il settore. L'organizzazione si era accreditata in maniera fittizia presso l'Aiop (Associazione italiana ospedalità privata, che riunisce le strutture di ricovero e di cura private) e in questa maniera acquistava presso le aziende farmaceutiche ingenti quantitativi di farmaci molto costosi (medicinali per cure oncologiche, virali, e per altre gravi patologie e anche il Contramal, l'oppioide noto come la "droga del combattente" utilizzata dai militanti dell'Isis) a un prezzo scontato, sostenendo che fossero diretti a strutture ospedaliere private italiane.

I farmaci venivano venduti a prezzi maggiorati sui mercati esteri

In realtà i farmaci, dopo che la loro documentazione veniva in tutto o in parte falsificata, venivano venduti nel mercato parallelo estero, in particolare in Nordafrica e nel Sud-est asiatico. Su questi mercati i farmaci "riciclati" venivano venduti a prezzi molto maggiori di quelli d’acquisto e con grave pericolo per i consumatori finali, perché i medicinali venivano venduti tramite una "filiera" non autorizzata e non controllabile: non era possibile, in pratica, nemmeno capire se i farmaci erano stati trasportati e stoccati nelle condizioni ideali, senza perdere la loro efficacia o addirittura diventare potenzialmente dannosi. Gli intermediari stranieri di cui l'organizzazione criminale si serviva in molti casi erano estranei al settore sanitario: anche ristoratori etnici o dipendenti di banca finivano col diventare insospettabili trafficanti di medicinali.

Le fonti dei guadagni illeciti

Le fonti dei guadagni illeciti, come documentato dalle indagini, erano molteplici. Gli indagati, tramite il loro "modus operandi" guadagnavano ingenti somme sia dalla vendita dei farmaci stessi, sia dall’illegittimo rimborso del credito d’iva maturato a danno dell’Erario. Inoltre, anche in sede di acquisto gli arrestati guadagnavano alle spalle delle ignare case farmaceutiche, che venivano truffate e vendevano loro a prezzo di costo farmaci molto costosi.

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