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Trivulzio, il figlio di un’anziana ospite: “Lì dentro stanno morendo, nonostante le inchieste”

Il Pio Albergo Trivulzio di Milano, la più importante struttura per anziani lombarda, è finita sotto inchiesta per la gestione dell’emergenza Coronavirus: troppi decessi tra gli ospiti. Ma il figlio di una donna ricoverata al Pat denuncia a Fanpage.it: “Nonostante l’inchiesta le cose non sono cambiate, non stanno facendo i tamponi e gli anziani stanno morendo, anche oggi”.
A cura di Francesco Loiacono
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"Gli ispettori e i Nas stanno facendo il loro lavoro, ma al Pio Albergo Trivulzio gli anziani continuano a morire, oggi". Questo il grido d'allarme di Alessandro Azzoni, 45enne milanese la cui madre, Marzia, è ricoverata da due anni all'interno di quella che è la più importante struttura geriatrica lombarda, nel mirino della magistratura per la gestione dell'emergenza Coronavirus. Alessandro nei giorni scorsi si è fatto promotore assieme ad altri parenti di ospiti del Trivulzio del "Comitato giustizia e verità per le vittime Trivulzio", che cerca di tutelare la salute e i diritti degli ospiti del Pat attualmente ricoverati nonché di tutelare i diritti, la dignità e la memoria di coloro che hanno perso un loro caro a causa del virus che, per cause che la magistratura dovrà accertare, è penetrato all'interno delle varie strutture che costituiscono il Pat. A Fanpage.it evidenzia però come, nonostante l'inchiesta in corso, la situazione all'interno della struttura continui ad essere fuori controllo.

Signor Azzoni, quanti anni ha sua madre?

Mia mamma ha 76 anni, è affetta da Alzheimer.

Da quanto tempo non la vede di persona?

Il 29 febbraio sono andato a trovarla l'ultima volta, poi ho saputo che l'istituto è stato chiuso al pubblico e non sono più riuscito a vederla.

Come stava sua madre prima?

Stava benissimo. Poi mi hanno chiamato il 25 marzo per dirmi che aveva la febbre alta, anche se fortunatamente non ha avuto sintomi respiratori.

Anche sua madre è stata infettata dal virus?

Anche lei è stata infettata, come quasi tutti là dentro. Ha avuto febbre alta e nel suo reparto su 20 persone la settimana scorsa, sulla base delle informazioni che riusciamo ad avere, ne erano già morte 6.

Le è stato fatto il tampone?

Non hanno fatto il tampone a nessuno. Il problema è che non sono stati fatti tamponi né agli ospiti né ai dottori, quindi sono stati lasciati tutti insieme e l'infezione a quanto ci risulta si è diffusa per tutto l'istituto.

Come sta adesso sua madre?

Hanno continuato a dire che andava tutto bene e la febbre era passata, ma solo lunedì sono riuscito a capire che mia madre è da una settimana a letto che rifiuta il cibo e non parla. Ha una saturazione di ossigeno nel sangue del 90 per cento e non le danno neanche l'ossigeno. Ho dovuto litigare ieri con il dottore per farle ottenere una flebo: non sapevano da quanto non mangiasse o bevesse.

Com'è riuscito finora a informarsi sullo stato di salute di sua madre?

Riesco ogni tanto, a fatica, a chiamare in reparto. Quando mi rispondono mi confronto col medico e faccio pressione il più possibile affinché inizino le cure necessarie. Ma sono entrato in contatto anche con molti altri parenti, sia chi purtroppo ha già perso i propri cari, sia con chi come me è angosciato dal fatto che all'interno non vengano somministrate le cure necessarie.

Adesso il Pio albergo Trivulzio è sotto i riflettori, e al centro anche di un'inchiesta della magistratura. 

Sappiamo benissimo delle inchieste in corso. La questione da capire è però che gli ispettori, i Nas stanno facendo il loro mestiere, ma la storia non è finita. Qui stanno morendo, oggi, e noi siamo molto spaventati che la gestione non sia in grado di far fronte alla cura degli ospiti. La direzione del Pat pensiamo sia ormai acefala e abbiamo informazioni sul fatto che non venga fatto quanto potrebbe essere fatto per salvare delle vite, considerate forse non a pari dignità delle altre.

Quindi nonostante l'inchiesta non è cambiato nulla?

Le cose non sono cambiate, non stanno facendo i tamponi. Soltanto ieri mi hanno detto che un ospite nell'istituto è in una stanza assieme a una donna che ha i sintomi, e lo lasciano lì. Lo condannano a morte: è la cronaca di una morte annunciata. Questo non è accettabile, per questo abbiamo chiesto di commissariare l'istituto e mettere delle competenze che possano prendere in mano la situazione e salvare la vita di quegli anziani.

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