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La mobilità sarà cruciale, ma la rete lombarda è satura: Trenord chiede aiuto ai pendolari

Il distanziamento sociale è uno dei fondamenti della “fase 2” che Regione Lombardia vorrebbe avviare dal 4 maggio. La mobilità in particolare sarà la chiave della ripartenza. Ma rete regionale dei trasporti, soprattutto quella ferroviaria, era già satura prima dell’emergenza. L’unica via per garantire la sicurezza dei pendolari sembra essere un radicale cambio di stile di vita, l’eliminazione delle ore di punta in cui si concentra il 50 per cento del traffico, una piena collaborazione da parte di chi viaggia. Per questo Trenord ha inviato oltre mezzo milione di questionari ai suoi clienti per conoscere come cambieranno le loro abitudini.
A cura di Simone Gorla
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La mobilità sarà la chiave della ripartenza. I lombardi dovranno tornare a vivere e spostarsi, mantenendo però le distanza dalle altre persone. L'indicazione è chiara, perfino ovvia. Ma come metterla in pratica sugli affollati mezzi di trasporto lombardi è tutt'altro che semplice da capire. Il distanziamento sociale è uno dei fondamenti della "fase 2" che Regione Lombardia vorrebbe avviare dal 4 maggio, ma nessuno finora sembra aver trovato la soluzione per rimettere in movimento milioni di pendolari tenendoli a un metro l'uno dall'altro. Un'impresa forse impossibile, se si considera che la rete regionale dei trasporti, soprattutto quella ferroviaria, era già satura prima dell'emergenza e non sembra possibile aumentare il numero dei treni.

La soluzione su cui si sta concentrando la Lombardia è basata sulla riduzione dei passeggeri tramite lo scaglionamento e il contingentamento degli ingressi, come ha spiegato a Fanpage.it l'assessore regionale Claudia Maria Terzi. Per farlo, sarà necessario un profondo cambiamento nelle abitudini di vita e di lavoro dei lombardi. Nel concreto, significa che non ci dovranno più essere gli "orari di punta". Trenord stima nelle fasce tra le 6 e le 9 di mattina e tra le 16 e le 19 un movimento di 540mila persone, circa il 50 per cento del traffico totale. Se questa concentrazione non sarà in qualche modo diluita, sembra difficile pensare a viaggi in sicurezza.

Trenord ha chiesto ai pendolari un "aiuto", inviando oltre mezzo milione di questionari ai clienti per chiedere se e come torneranno a viaggiare. Paolo Garavaglia, capèo della comunicazione dell'azienda, ha spiegato in un'intervista a Radio 24: "Abbiamo giocato la carta della collaborazione, perché sarà la parola d’ordine delle prossime settimane. Abbiamo chiamato in causa subito i viaggiatori per capire come intendono ricominciare a muoversi. Abbiamo inviato 540 mila questionari con 20 domande a utenti profilato, in poche ore hanno risposto 50mila persone. Questo ci fa capire quanto il tema sia sentito. Le risposte ci indirizzeranno nella descrizione della domanda". I dubbi sono molti. Quanti torneranno a tempo pieno a lavorare? Quanti resteranno in smart working da casa? Quanti cambieranno i loro orari nella scelta del treno?

A livello pratico le soluzioni sono ancora tutte da trovare. È certo che i posti a sedere non saranno tutti disponibili al rientro. Forse solo una metà sarà utilizzabile. Sui sedili potrebbero essere utilizzati dei bollini “qui non ci si può sedere” come già sperimentato. Restano molte incognite. Chi verificherà sul rispetto delle regole? Chi avrà l'ingrato compito di contingentare gli accessi e lasciare sul binario chi è di troppo? Chi garantirà l'ordine? Mentre l'azienda elabora il piano e studia le risposte al questionario dei pendolari, la politica a tutti i livelli cerca di capire come funzionerà la "nuova normalità". Ma una cosa appare chiara: ancora una volta i pendolari dovranno farsi carico di una parte di responsabilità, convivendo con limitazioni, rischi, una vita più scomoda e rischiosa. La collaborazione sarà necessaria da parte di tutti, così come lo sforzo delle istituzioni per garantire a chi deve necessariamente viaggiare per lavoro o per studio di poterlo fare in totale sicurezza.

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