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Migranti come merci in casse di legno: arrestati trafficanti di esseri umani

Diciotto persone sono state arrestate dalla polizia di Cremona nell’ambito di una maxi operazione contro il traffico internazionale di esseri umani. Le vittime dei trafficanti erano migranti che pagavano denaro per viaggiare, stipati come merci, in furgoni e altri mezzi. Base della banda era Milano: da qui i migranti raggiungevano Ventimiglia per superare la frontiera.
A cura di Francesco Loiacono
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Due anni di indagini per sgominare una banda di trafficanti di esseri umani che operava a livello internazionale e aveva base a Milano. Le loro vittime erano migranti che fuggivano da Paesi in guerra o in condizioni di estrema povertà: Siria, Eritrea, Sudan ed Egitto. Una maxi operazione della polizia di Stato di Cremona, coordinata e diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, ha posto fine alle loro attività illecite. In manette sono finite 18 persone, quasi tutte di nazionalità straniera, ma tra i quali vi sono anche italiani. L'operazione è partita dal Cremonese, ma ha poi interessato diverse province – Milano, Imperia, Genova, Reggio Emilia, Torino, Varese, Mantova, Pistoia, Reggio Calabria e Catania – e la zona di frontiera di Ventimiglia. A condurre le indagini i poliziotti della squadra mobile cremonese.

Ai vertici dell'organizzazione criminale dei cittadini egiziani

L’organizzazione criminale sgominata era composta da cittadini egiziani, magrebini, afghani, sudanesi, albanesi, romeni e italiani. Molti degli extracomunitari  erano in possesso di un regolare permesso di soggiorno. La banda era ben organizzata al suo interno, con una precisa divisione dei ruoli. Al vertice vi erano dei cittadini egiziani che gestivano, mediante una fitta rete di contatti diretti con trafficanti e grazie alla complicità di un altro appartenente al gruppo criminale residente a Catania, il traffico di clandestini provenienti per lo più dalla Siria e diretti nel Nord Europa. I componenti dell'organizzazione criminale, grazie ai contatti con gli scafisti, erano informati sugli sbarchi che sarebbero avvenuti sulle coste siciliane o pugliesi. Da qui indirizzavano i profughi verso la città di Milano, che fungeva da hub. I profughi raggiungevano il capoluogo lombardo a bordo di pullman, treni o dei trasporti organizzati per la loro collocazione presso le strutture d’accoglienza. Una volta giunti a Milano gli stranieri venivano agganciati presso la stazione Centrale e nelle vicinanze delle strutture d’accoglienza per organizzare i viaggi vero le loro mete ambite.

I migranti viaggiavano anche in 40 su un furgone

I migranti pagavano somme di denaro ai trafficanti per l'organizzazione dei viaggi. Una volta terminate le trattative, le persone venivano accompagnate verso la frontiera di Ventimiglia dove venivano raggruppate e nascoste in attesa della predisposizione dei mezzi di trasporto necessari all’attraversamento della frontiera. I viaggi avvenivano quasi sempre di notte tramite una vasta rete di “passeur”, con auto, furgoni, camion all’interno dei quali i profughi spesso venivano stipati come "merce" da trasporto in condizioni disumane. In alcuni casi viaggiavano all’interno di casse di legno o di bagagliai di autovetture, oppure ammassati in decine all'interno di piccoli furgoni. In una circostanza in un furgone i poliziotti hanno scoperto 40 persone, ormai rimaste quasi senz'aria. Quasi sempre gli accompagnatori utilizzavano percorsi collaudati e ben conosciuti: nei casi in cui veniva utilizzato il treno per il trasporto, i trafficanti si guardavano bene dal viaggiare con i migranti, ma occupavano carrozze diverse per non essere controllati in loro compagnia. Nel corso delle indagini erano già stati arrestati diversi passeur, fermati mentre cercavano di far entrare illegalmente in Francia decine di immigrati.

Le indagini hanno accertato e ricostruito 62 viaggi, che hanno permesso l’ingresso illegale in altri Paesi europei di centinaia di individui. Oltre alle 18 persone arrestate, tre delle quali erano già in carcere, sono stati spiccati altri ordini di cattura nei confronti di 16 individui diversi dei quali detenuti in Francia e Germania o residenti all’estero per i quali sono state attivate le procedure d’internazionalizzazione dei mandati.

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