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Traffico di abiti usati per i poveri, interrogazione del M5s: “La camorra ne trae enorme profitto”

Interrogazione parlamentare del Movimento 5 stelle sul traffico illecito di abiti usati: “Buona parte delle donazioni di questi abiti finiscono per incrementare un traffico illecito dal quale i clan camorristici traggono enormi profitti”, ha affermato il primo firmatario Stefano Vignaroli. L’interrogazione arriva dopo alcune operazioni effettuate dai carabinieri del Noe di Milano.
A cura di Francesco Loiacono
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Il deputato del Movimento 5 stelle Stefano Vignaroli ha presentato un'interrogazione ai ministri dell'Ambiente e dell'Interno, per chiedere quali iniziative intendano assumere in relazione alle irregolarità e agli illeciti emersi recentemente per quanto riguarda la raccolta di abiti usati per i poveri: "In Italia milioni di cittadini donano in buona fede i loro indumenti usati nei contenitori gialli o nelle parrocchie pensando che servano ai fini solidali perché persuasi dal prestigio della Caritas Ambrosiana – ha detto Vignaroli, che è anche vicepresidente della Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti – In realtà buona parte delle donazioni di questi abiti finiscono per incrementare un traffico illecito dal quale i clan camorristici traggono enormi profitti".

Alla base dell'interrogazione alcune operazioni dei carabinieri del Noe

L'interrogazione di Vignaroli si basa su alcune operazioni – più e meno recenti – effettuate dal Nucleo operativo ecologico (Noe) dei carabinieri di Milano. In una, della fine di novembre dell'anno scorso, undici persone erano state raggiunte da misure cautelari con l'accusa di traffico illecito di rifiuti. Dalle indagini era infatti emerso che, tramite una onlus fittizia, gli indagati raccoglievano vestiti usati in contenitori gialli simili a quelli della Caritas (ma posizionati abusivamente). Gli abiti, però, non finivano ai poveri come immaginavano gli ignari donatori, ma terminavano in vendita sui banchi di alcune bancarelle o in Tunisia, o nelle province di Napoli e Caserta, per di più senza essere stati prima trattati, e dunque con il rischio di causare problemi a livello igienico. "L’economia mafiosa degli indumenti si muove sull’asse Prato-Ercolano-Tunisi, dove si concentrano le imprese che stoccano e smistano gli indumenti – ha affermato Vignaroli – ma la genesi di tutto è la diffusione capillare del sistema di raccolta su tutto il territorio italiano". Nell'interrogazione depositata ieri, di cui Vignaroli è primo firmatario, è scritto tra le altre cose che "l'intervento del Noe ha messo alla luce non solo un traffico che ruotava intorno alla Nuova Tessil Pezzame, azienda che operava proprio nel trattamento degli abiti usati, ma anche l'esistenza di un legame indiretto tra Caritas e l'organizzazione criminale colpevole dei delitti ambientali". Da qui la richiesta al governo su quali iniziative intenda assumere "per monitorare un fenomeno che coinvolge anche soggetti la cui buona reputazione induce i cittadini a donare gli indumenti".

La replica della Caritas: Sospesa ogni relazione con l'azienda incriminata

Dopo la pubblicazione della notizia relativa all'interrogazione parlamentare dei Cinque stelle è arrivata la replica della Caritas ambrosiana: "La cooperativa Vesti Solidale, che si occupa per conto di Caritas Ambrosiana della raccolta degli indumenti usati precisa che la Nuova Tessil Pezzame si presentava come una realtà d’impresa consolidata e con le adeguate certificazioni, quindi, in grado di ricevere parte del materiale raccolto da Vesti solidale nel totale rispetto delle varie normative – è scritto in una nota – Da ciò che la Cooperativa ha appreso da fonti di stampa la stessa azienda con altri soggetti pare aver operato in maniera illegale e senza rispettare la normativa ambientale. Ragione per la quale, in attesa della conclusione della vicenda giudiziaria e dall’accertamento dei reati contestati, la Cooperativa ha sospeso ogni relazione con Nuova tessile pezzame a titolo cautelativo.

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