Onlus raccoglieva vestiti per i poveri tramite finti cassonetti gialli e li rivendeva: 5 arresti
Raccoglievano abiti usati tramite cassonetti gialli abusivi, con la promessa di regalarli alle popolazioni più povere dell'Africa. Poi, però, gli stessi vestiti finivano in vendita sui banchi di alcune bancarelle o in Tunisia, o nelle province di Napoli e Caserta. Il traffico illecito di vestiti è stato scoperto grazie a un'operazione del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Milano, che ha portato a undici misure cautelari: due persone sono finite in carcere, tre ai domiciliari mentre per sei è scattato l'obbligo di dimora. Sono tutti accusati di traffico illecito di rifiuti: secondo quanto accertato dai militari dell'Arma, infatti, gli abiti non solo non finivano ai poveri, ma venivano anche immessi in commercio senza essere stati prima trattati, e dunque con il rischio di causare problemi a livello igienico.
Al centro del traffico illecito una onlus fittizia
Al centro della vicenda c'è una onlus fittizia che, giocando sulla buona fede e sul buon cuore delle persone, aveva posizionato diversi cassonetti gialli (nella quasi totalità dei casi abusivamente) nelle province di Milano, Varese, Udine e Savona. Non si trattava, dunque, dei cassonetti gialli della Caritas, ma di altri contenitori, il cui fine sarebbe dovuto essere ufficialmente quello di raccogliere capi di abbigliamento per i poveri dell'Africa. In aggiunta, in alcuni casi la onlus aveva organizzato anche una raccolta porta a porta, sempre assicurando alla gente la stessa buona intenzione. In realtà, però, gli abiti raccolti venivano inviati in un centro di smistamento di Solaro, nel Milanese, da dove senza alcun trattamento venivano inviati (a pagamento) in Tunisia o in Campania. Qui venivano a loro volta rivenduti nelle bancarelle. I carabinieri del Noe, guidati dal comandante Piero Vincenti e coordinati dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Milano, hanno smantellato il traffico illecito identificando i responsabili.