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Tifoso dell'Inter morto dopo la partita con il Napoli

Tifoso morto a Milano: l’autopsia su Belardinelli dopo il 15 gennaio. Aumentano gli indagati

Due novità nelle indagini sulla morte di Daniele Belardinelli, il 39enne ultras varesino deceduto il 26 dicembre a Milano negli scontri prima di Inter-Napoli. L’autopsia sulla salma sarà effettuata solo dopo il 15 gennaio, quando la procura nominerà i suoi consulenti. Intanto è destinato a salire, dagli attuali 23, il numero degli indagati per omicidio volontario e rissa aggravata: tra le nuove persone raggiunte da avviso di garanzia c’è anche il figlio dello storico capo dei Boys dell’Inter.
A cura di Francesco Loiacono
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Daniele Belardinelli
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Bisognerà attendere almeno fino a dopo il 15 gennaio per effettuare l'autopsia sulla salma di Daniele Belardinelli, il 39enne ultras varesino morto lo scorso 26 dicembre a Milano negli scontri prima della partita Inter-Napoli. Lo ha comunicato la procura di Milano ai legali delle 23 persone indagate finora con l'accusa di omicidio volontario e rissa aggravata. Solo nel pomeriggio del 15 gli inquirenti nomineranno i consulenti che effettueranno l'esame autoptico, che sarà decisivo per fare luce su quanto accaduto al 39enne, la cui famiglia dovrà dunque attendere ancora alcuni giorni per i funerali: difficile che l'autopsia possa svolgersi nella stessa giornata.

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Destinato a salire il numero degli indagati: c'è anche il figlio del capo dei Boys

La seconda novità che emerge sul fronte delle indagini sulla morte di Belardinelli e sugli scontri di Santo Stefano era stata in qualche modo anticipata negli scorsi giorni: riguarda il numero degli indagati, destinato a salire. Dalle otto persone inizialmente iscritte nel registro degli indagati dalla procura di Milano per omicidio volontario si era già arrivati a 23: un atto dovuto anche garanzia degli stessi indagati, i cui legali potranno assistere agli accertamenti disposti dalla procura. Altri tifosi che avrebbero preso parte agli scontri – un agguato pianificato da ultras nerazzurri e di tifoserie gemellate come Nizza e Varese ai danni dei napoletani – saranno convocati in questura, in via Fatebenefratelli, dove riceveranno l'avviso di garanzia. Tra questi ci sarebbero anche anche il figlio 19enne di Franco Caravita, storico capo ultras dei Boys dell'Inter, e i quattro tifosi napoletani che erano rimasti feriti negli scontri.

Al momento gli inquirenti sono concentrati sulla dinamica dell'incidente costato la vita a Belardinelli: l'ultras varesino sarebbe stato investito da una o più auto su cui si trovavano tifosi napoletani, probabilmente però estranei all'ambiente del tifo organizzato azzurro. Stando a quanto ricostruito da Fanpage sulla base di indiscrezioni provenienti da ambienti ultrà, gli scontri sarebbero scoppiati perché gli ultras nerazzurri volevano impossessarsi di una bandiera del Napoli da esporre poi in curva. Una schermaglia in qualche modo "codificata" nella mentalità ultras, una sorta di "gioco di guerra" purtroppo finito in tragedia.

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