Tifoso dell’Inter morto negli scontri, Salvini: “Non si può morire per una partita di calcio”
"Nel 2018 non si può morire per una partita di calcio", ha commentato così il ministro dell'Interno Matteo Salvini quanto accaduto ieri sera a Milano durante gli scontri tra tifosi di Inter e Napoli costati la vita all'ultrà nerazzuro Daniele Belardinelli. "A inizio anno convocherò al Viminale i responsabili di tifoserie e società di serie A e B – ha proseguito Salvini – affinché gli stadi e i dintorni tornino a essere un luogo di divertimento e non di violenza". Le parole giungono, come spesso accade, tramite i social, con un post condiviso sulla pagina Facebook del vicepremier insieme con il video dei tafferugli avvenuti in via Novara poco prima del calcio d'inizio del match Inter-Napoli.
"Sospendere la partita? Scelta dell'arbitro"
Il ministro dell'Interno ha poi risposto a chi gli ha chiesto se la partita Inter-Napoli fosse da sospendere a causa dei cori e degli insulti razzisti rivolti per tutto il match al difensore azzurro Koulibaly: "Io non sono ancora vicepresidente della Lega Calcio, non mi occupo di gestione né faccio l'arbitro", le parole di Salvini che ha spiegato che si trattava di una decisione arbitrale e non degli incaricati di pubblica sicurezza della Questura di Milano, presenti a San Siro.
L'ultrà nerazzurro travolto da un suv durante gli scontri
Questa mattina la conferenza stampa del questore di Milano Cardona ha fornito ulteriori dettagli in merito a quanto accaduto: secondo una prima ricostruzione, i tifosi del Napoli sarebbero stati vittima di un vero e proprio agguato da parte di 100 ultras dell'Inter intorno alle 19.30. Da qui sarebbero scaturiti scontri e tafferugli che avrebbero provocato momenti di panico nei quali Daniele Belardinelli sarebbe stato poi investito. Mentre la polizia è alla ricerca del suv che avrebbe travolto il 35enne di Varese.