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Teatro alla Scala di Milano: tutte le curiosità sul celebre stabile meneghino

Sul suo palco sono passati la Callas, Verdi e Toscanini. Da anni rappresenta un’istituzione in città per gli amanti della lirica e non solo. Il celebre teatro Alla Scala, che è stato persino sala per gioco d’azzardo, custodisce al suo interno la storia della città di Milano, tra momenti di difficoltà e momenti di gloria, tra guerre e rinascite.
A cura di Arianna Esposito
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Mors tua, vita mea. Così si dice e in effetti così è stato per il Teatro Alla Scala di Milano (noto anche in maniera informale come Teatro La Scala), che deve la sua importanza ad un incendio. Fino al 26 febbraio del 1776 il teatro dei milanesi era, infatti, il Regio Ducale, che si trovava più o meno dove oggi è il Palazzo Reale. Quando fu distrutto dalle fiamme, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria decise di farne edificare uno nuovo sull’area della chiesa trecentesca di Santa Maria della Scala (così chiamata in onore di Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti). Il progetto fu affidato all’architetto Giuseppe Piermarini e realizzato con il contributo dei 90 proprietari di palchi del Regio, andato in fumo. All’epoca non esisteva la piazza davanti alla facciata (l'attuale Piazza della Scala) e, dato che l’area era angusta per la presenza di vecchi palazzi, Piermarini studiò il porticato ad archi per dividere il passaggio delle carrozze da quello dei pedoni.

Il debutto

Il 3 agosto 1778 avvenne l’inaugurazione della stagione de La Scala, con "L’Europa riconosciuta" di Antonio Salieri. Dunque grande cartellone di opere liriche ma non solo, perché nei primi anni della sua vita, il teatro non ricoprì solo la funzione di luogo di spettacolo: infatti era anche sala da ballo, sala per cerimonie e, addirittura, per il gioco d’azzardo, che ai tempi era vietato in città, fatta esclusione che per i teatri.

Verdi e il teatro Alla Scala

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Ben presto il teatro alla Scala si affermò come punto di snodo culturale della città, dove debuttarono grandi artisti dell’epoca, primo fra tutti Giuseppe Verdi, con cui il grande compositore ebbe un vero e proprio rapporto di amore e odio. Verdi era innamorato del teatro che gli aveva permesso di suonare per la prima volta, ma rimase per oltre 20 anni lontano da esso a causa dei suoi contrasti con gli impresari che non andavano incontro alle sue richieste.

La crisi e le guerre

Cadute e trionfi, alti e bassi. Come tutti i teatri anche La Scala ha dovuto fronteggiare le difficoltà economiche e quelle legate al corso della storia tra guerre e crisi. Il primo si questi momenti bui fu nella seconda metà del 1800, quando il primo luglio 1897, il Comune di Milano, posto di fronte a nuove emergenze sociali, decise di sospendere il proprio contributo: così, la Scala fu costretta a chiudere.

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Nel 1898, Guido Visconti di Modrone donò una somma cospicua alla Scala che poté, finalmente, riaprire. Da quel momento in poi, Il teatro attraversò momenti di splendore, grazie anche alla direzione artistica di Toscanini. Questi rimase in carica fino all’arrivo del fascismo, che prese il potere sull’organizzazione e la programmazione del teatro. Toscanini si rifiutò di suonare "Giovinezza", tributo al fascismo, e fu schiaffeggiato al centro della piazza: per questo, abbandonò il paese e si trasferì a New York.

Il ritorno di Toscanini

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Il 16 agosto del 1943 un bombardamento colpì Milano. Della Scala rimasero distrutti il tetto, la volta e lunghi tratti dei quattro ordini dei palchi, i magazzini dei costumi, i camerini, le sale di studio del coro e di ballo e i laboratori scenici. Dal ‘45 al ‘46, la ricostruzione. E il ritorno a grande richiesta di Toscanini, con un’opera inaugurale, "La gazza ladra", l’11 maggio del 1946. Fu lo spettacolo simbolo della rinascita. Erano presenti 5mila persone all’interno del teatro e diverse migliaia si riversarono in strada.

Quelle che ancora non sai…

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Non tutti forse sanno che il Teatro alla Scala fu il primo ad essere dotato di un‘illuminazione elettrica. L’inaugurazione avvenne la notte di Santo Stefano, in occasione della prima della Gioconda di Ponchielli, durante la quale la Centrale di Santa Radegonda accese 2.450 lampadine elettriche. Il lampadario centrale del teatro, disegnato nel 1860 dallo scenografo Alessandro Sanquirico e realizzato a Venezia, possiede più di 400 lampadine. E non mancano poi leggende e superstizioni: si dice, infatti, che il palchetto numero 13 fosse interamente ricoperto di specchi, disposti in modo da poter vedere ogni angolo del teatro. Infine secondo alcuni racconti, il teatro ospita diversi fantasmi tra cui quello di Maria Malibran (celebre soprano del XIX secolo), morta in giovane età. C’è, addirittura, chi sostiene di aver avvistato lo spirito di Maria Callas.

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