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Tangenti sanità, sequestrati 2,5 milioni di euro alla “zarina” dell’odontoiatria Canegrati

La “zarina” dell’odontoiatria lombarda Maria Paola Canegrati, già ai domiciliari con l’accusa di corruzione per le presunte tangenti sugli appalti odontoiatrici, finisce al centro di nuove accuse. Avrebbe utilizzato soldi delle sue società per fini personali. La procura di Monza ha sequestrato beni e disponibilità su conti correnti per un valore complessivo di oltre 2 milioni e mezzo di euro riferibili all’imprenditrice e al suo commercialista.
A cura di Francesco Loiacono
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La "zarina" dell'odontoiatria lombarda Maria Paola Canegrati finisce al centro di nuove accuse e di un nuovo sequestro. Il provvedimento preventivo e d'urgenza è stato disposto dalla procura di Monza: all'imprenditrice e al suo commercialista sono stati sequestrati beni e disponibilità su conti correnti per un valore complessivo di oltre 2 milioni e mezzo di euro. Canegrati era considerata la figura principale dell'inchiesta "Smile", che lo scorso febbraio ha portato a 21 arresti: tra questi, anche quello dell'ex braccio destro di Roberto Maroni Fabio Rizzi, all'epoca presidente della Commissione Sanità della Lombardia, che ha poi patteggiato due anni e sei mesi per corruzione.

Anche l'imprenditrice Canegrati era accusata di corruzione e dovrà risponderne in tribunale, dal momento che il giudice ha rifiutato la richiesta di patteggiamento (4 anni) presentata dai legali della donna. Adesso però all'accusa di aver pagato tangenti per aggiudicarsi le gare di alcuni ospedali lombardi se ne aggiungono altre: truffa e tentata truffa aggravata, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni e appropriazione indebita. L'imprenditrice, che si trova agli arresti domiciliari nella sua casa di Monza, avrebbe prelevato contanti dalla casse della sua società per effettuare spese a fini personali attraverso le carte di credito aziendali. Spese per cifre di non poco conto: oltre 2 milioni e 600mila euro. Altre somme sarebbero finite nelle sue disponibilità attraverso l'emissione di fatture false e la falsificazione e duplicazione di prestazioni odontoiatriche rimborsate dal Servizio sanitario.

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