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Spara al figlio 13enne della compagna che voleva disarmarlo, il vigilante: “Mi è venuto addosso”

“È stato lui, mi è venuto addosso” : si è giustificata così la guardia giurata di 45 anni che, nella serata di domenica, ha sparato al figlio 13enne della sua compagna al culmine di una lite. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, il ragazzino avrebbe cercato di fermare l’uomo che puntava la pistola contro sua madre. Nella colluttazione è partito un colpo che lo ha ferito a un braccio. Resta da chiarire la volontarietà del gesto da parte del vigilante, che ora è accusato di duplice tentato omicidio e resistenza.
A cura di Simone Gorla
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Era intervenuto per disarmare il compagno di sua madre che stava puntando la pistola contro di lei. Nella successiva colluttazione, mentre cercava di afferrare l'arma, è partito un colpo. Sarebbe rimasto ferito così il ragazzo di 13 anni colpito a un braccio dal proiettile sparato da Angelo Di Matteo, la guardia giurata di 45 anni arrestata questa notte con l'accusa di duplice tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale. È questa la ricostruzione dei carabinieri, intervenuti tra via Marco Aurelio e via Pietro Crespi, in zona Loreto a Milano, dopo la sparatoria. "È stato lui, mi è venuto addosso", ha spiegato l'uomo, che si trova a San Vittore. In un primo momento aveva cercato di sostenere che il colpo fosse stato sparato dallo stesso ragazzino. La la natura della ferita al braccio destro del ragazzo ha portato gli investigatori a escludere questa ipotesi. L'ipotesi al vaglio degli inquirenti, al momento, è che l'uomo abbia premuto il grilletto volontariamente.

L'intervento del 13enne per disarmare l'aggressore

Tutto ha avuto origine da una lite, scoppiata attorno al le 22.30 di domenica sera, tra Di Matteo e la sua compagna di 51 anni, di origini albanesi, con cui convive. La discussione, prima solo verbale e poi sempre più accesa, è scoppiata nell'abitazione dei due, dove si trovava anche il figlio adolescente della donna insieme a un coetaneo. La guardia giurata aveva ancora addosso l'uniforme da lavoro e, forse anche per uno stato di alterazione alcolica, ha puntato verso la compagna l'arma, regolarmente detenuta. Il 13enne allora si è fatto avanti per fermarlo e ha provato a strappargli di mano la pistola. Ne è nata una lotta corpo a corpo e nella concitazione è partito lo sparo. Il ragazzo è stato colpito a un braccio e ha riportato la frattura dell'omero.

La fuga in strada e l'arrivo dei carabinieri

Il 13enne è fuggito in strada, ferito, inseguito dalla madre che urlava per chiedere aiuto, dal suo amico e dal 45enne. All'arrivo dei carabinieri il ragazzino era cosciente, seduto per terra. L'uomo, raggiunto e circondato con la pistola ancora in pugno, è arrivato anche a puntare l'arma contro i militari. Subito dopo si è arreso ed è stato arrestato per duplice tentato omicidio e resistenza. Il ragazzo è stato operato all'ospedale Niguarda ed è fuori pericolo. La prognosi è di 60 giorni.

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