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Silvia, volontaria rapita in Kenya. La presidente della onlus: “Non è una zona pericolosa”

Lilian Sora, presidente della onlus per cui lavora Silvia Romano, parla a Fanpage.it del rapimento della volontaria milanese 23enne: “Sono stata al telefono con Silvia fino al tardo pomeriggio. Da un certo punto in poi non l’ho più sentita e mi è arrivata comunicazione che era stata portata via da casa”. Silvia si trovava a Chakama, in Kenya: “Un villaggio fuori dal mondo, non è una zona pericolosa, non è inquinata da cose brutte. Silvia era molto contenta, anche ieri quando ci siamo sentite abbiamo fatto il piano per i prossimi giorni”.
A cura di Francesco Loiacono
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Silvia Romano
Silvia Romano

"Sono stata al telefono con Silvia fino al tardo pomeriggio. Da un certo punto in poi non l'ho più sentita e mi è arrivata comunicazione che era stata portata via da casa". Così Lilian Sora, presidente della onlus marchigiana Africa Milele, ha raccontato a Fanpage.it gli istanti immediatamente precedenti al rapimento di Silvia Romano, la 23enne volontaria milanese sequestrata ieri da uomini armati in un villaggio rurale in Kenya, Chakama. Si tratta di un villaggio dove, spiega la presidente della onlus che si occupa di educazione e sanità, "non c'è assolutamente nulla. Non ci sono supermercati, strade, macchine, è in mezzo alla savana. Non è assolutamente una zona pericolosa – sottolinea Lilian Sora – a differenza di quanto è stato detto. È una zona proprio recondita, fuori dal mondo, non è inquinata da cose brutte".

Silvia era partita il 4 di novembre per il Kenya: "Aveva questo grandissimo sogno di andare in Africa, come sempre capita ai ragazzi. Aveva il ruolo di fare da referente per tutti i nostri progetti in loco. Si è avvicinata all'associazione da questa primavera, ci siamo incontrate per la prima volta ad agosto. Lei è molto giovane, ma il target dei volontari è molto giovane: va dai 23 ai 30 anni – spiega Sora, che poi aggiunge – Silvia era molto contenta, anche ieri quando ci siamo sentite abbiamo fatto il piano per i prossimi giorni. Le ho mandato un Whatsapp ironico che però non ha mai ricevuto. Non c'era nessuna sensazione strana e anche dalle altre persone che erano lì intorno non era arrivato nessun sentore". Dalle parole della presidente della onlus traspare l'apprensione e lo smarrimento per un episodio che scuote un rapporto col territorio che finora non era mai stato problematico: "Sono ormai quasi cinque anni che siamo presenti lì tutti i giorni, siamo un punto di riferimento per la comunità intera". La speranza è ora che dalla Farnesina arrivino notizie confortanti su una vicenda dai contorni ancora poco chiari.

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