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Sesto San Giovanni, stop alla più grande moschea del Nord Italia

Il Consiglio comunale di Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia ora amministrata dal centrodestra, ieri notte ha votato lo stop alla costruzione (mai iniziata) della più grande moschea del Nord Italia. Il motivo sono gravi inadempienze del Centro culturale islamico, che avrebbe dovuto edificare il luogo di culto. Critiche dal Pd: “Negato il diritto di culto”.
A cura di Francesco Loiacono
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Stop alla costruzione (per la verità mai iniziata) della "moschea più grande d'Italia", come era stata ribattezzata quella di Sesto San Giovanni, popoloso centro a nord di Milano. Il Consiglio comunale dell'ex Stalingrado d'Italia, ex roccaforte rossa passata al centrodestra nel corso delle ultime amministrative, ha infatti approvato ieri notte la decadenza del Centro culturale islamico dalla concessione del diritto di superficie sull'area di via Luini, dove avrebbe dovuto sorgere il luogo di culto. A votare contro è stato il solo Pd.

Il sindaco Di Stefano: Esprimo soddisfazione, si archivia definitivamente il progetto

Il motivo dello stop sarebbero una serie di gravi e ripetuti inadempimenti da parte dell'associazione islamica rispetto agli impegni previsti nelle convenzioni del 2013 e del 2015. Inadempimenti che erano già denunciati dal neosindaco Roberto Di Stefano pochi giorni dopo il suo insediamento: "Esprimo soddisfazione per il voto del consiglio che ha portato alla risoluzione della convenzione – ha detto il primo cittadino in una nota – Desidero ringraziare la maggioranza che mi sostiene per la condivisione della delibera, pur nella differenza delle sensibilità sul tema. È un momento importante – ha aggiunto il sindaco – che archivia definitivamente il progetto di costruzione della più grande moschea del Nord Italia. I gravi inadempimenti del centro islamico locale non si potevano più nascondere. Il dialogo con la comunità islamica resta aperto e intendiamo nelle prossime settimane portare avanti un tavolo interreligioso con tutte le realtà religiose del territorio", ha affermato Di Stefano, che aveva fatto della battaglia contro la maxi-moschea uno dei suoi punti fermi nel corso della campagna elettorale.

Le inadempienze del Centro culturale islamico

In una nota l'amministrazione sestese ha specificato le inadempienze del Centro culturale islamico: "Mancato pagamento della somma di 320.000 euro – dei quali, 20.000 euro a saldo del diritto di superficie, 250.000 euro quale contributo per le opere aggiuntive e 50.000 euro per la monetizzazione dei parcheggi; mancato completamento della procedura di bonifica; mancato avvio della fase di realizzazione della struttura ‘Centro Culturale Islamico’ il cui inizio lavori – in base al cronoprogramma – doveva avere corso a partire dal mese di settembre 2016 e mancato rispetto della diffida ad adempiere inviata a luglio".

Critiche dal Pd: Negato il diritto di culto

Polemiche da parte dei consiglieri del Pd, gli unici a votare contro la decadenza: "Di fronte alla scelta tra applicare una sanzione pecuniaria o decretare la decadenza, la Giunta ha scelto deliberatamente questa seconda strada senza nemmeno fare il dovuto passaggio politico nella commissione preposta. Tale decisione non ha nulla di tecnico, ma la dice lunga sulla linea politica di questa Amministrazione che, nonostante l'odg presentato da grande parte della minoranza, ha arbitrariamente scelto di scartare la sanzione pecuniaria perché ‘irrisoria'. La verità è che l'attuale Amministrazione con questo provvedimento intende negare il diritto di culto sancito dalla Costituzione, confermandosi come portatrice di valori non inclusivi e garantisti dei diritti non solo costituzionali ma universali", hanno detto il capogruppo dei democratici Roberto Perego e il segretario cittadino Marco Esposito in una nota. Critiche simili erano state mosse al neosindaco anche a fine agosto, quando Di Stefano aveva deciso di negare alla comunità islamica l'utilizzo del palazzetto dello sport per celebrare la "Festa del sacrificio".

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