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Scala, Cgil contro Pereira: “Non lavoreremo il primo maggio”. Turandot a rischio

Il sovrintendente del teatro aveva scritto una lettera ai dipendenti per chiedere la loro disponibilità a lavorare il prossimo primo maggio, giorno di inaugurazione di Expo. Sì da Cisl, Fials e Uil, ma la Cgil si oppone: “Il Primo maggio è un diritto inalienabile”. Chi lavorerà guadagnerà fino al 140 per cento in più.
A cura di Francesco Loiacono
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La Turandot in programma il prossimo primo maggio alla Scala è sempre più a rischio. L'opera di Puccini dovrebbe inaugurare l'Expo 2015 proprio in coincidenza con la Festa dei lavoratori. Ma il condizionale, in questo caso, è quanto mai obbligatorio. Paola Bentivegna, segretaria Slc-Cgil, ha infatti detto che "i delegati – della Cgil, ndr – non lavoreranno e parteciperanno alla manifestazione della Cgil, e tutti i lavoratori sono invitati". Negli scorsi giorni il sovrintendente della Scala Alexander Pereira aveva scritto una lettera a tutti i dipendenti del teatro, chiedendo la loro disponibilità a lavorare nel giorno festivo per mettere in scena la Turandot. In cambio, Pereira offre una remunerazione allettante: fino al 140 per cento in più rispetto a un normale giorno di lavoro. Un'offerta alla quale avevano già detto sì negli scorsi mesi buona parte del coro e degli orchestrali, e sulla quale Pereira ha incassato anche il sì degli altri sindacati: Cisl, Fials e Uil.

La Cgil: Festa del lavoro è un "diritto indisponibile"

Ma la Cgil non intende rivedere le sue posizioni. Il sindacato, che nelle sue fila conta molti tecnici all'interno del teatro, ha sempre difeso l'idea – sancita anche da una sentenza della Corte di Cassazione – che il Primo maggio sia un "diritto indisponibile", del quale ognuno può decidere cosa fare. Il sindacato ha quindi spiegato ai propri iscritti che non sono obbligati a rispondere alla lettera inviata da Pereira, diffidandolo dal fare "indebite pressioni individuali". Adesso, quindi, per capire se la Turandot pucciniana saluterà o no l'avvio dell'Esposizione universale milanese non resta che attendere il 31 gennaio: entro quella data i lavoratori dovranno rispondere al sovrintendente. E il sipario, a seconda della risposta, potrà calare o aprirsi davanti agli spettatori.

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