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Sabrina, la ragazza insultata in ospedale a Lecco perché lesbica: “Io non intendo nascondermi”

Sabrina Di Biase è l’infermiera 34enne dell’ospedale Manzoni di Lecco che sul proprio armadietto, negli spogliatoi della struttura di cura, ha trovato una frase offensiva scritta probabilmente da qualche collega: “Fuori da qua lesbica”. A Fanpage.it ha spiegato perché ha denunciato l’episodio: “Voglio battermi per tutte le persone che come me vengono discriminate per qualsiasi cosa”.
A cura di Francesco Loiacono
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La scritta offensiva trovata dall'infermiera sul suo armadietto
La scritta offensiva trovata dall'infermiera sul suo armadietto

Sabrina Di Biase, infermiera 34enne dell'ospedale Manzoni di Lecco, ha denunciato tramite il sindacato Uil di essere stata vittima di un episodio di discriminazione per via del suo orientamento sessuale. La donna da circa sette mesi vive con la sua compagna. Alcuni giorni fa, recandosi negli spogliatoi dell'ospedale, ha trovato sulla porta del suo armadietto la scritta "Fuori da qua lesbica", probabilmente tracciata da qualche collega. A Fanpage.it ha raccontato nel dettaglio cosa è accaduto e perché ha deciso di parlarne.

Cos'è successo e quando è accaduto?

È successo il 23 settembre a fine turno alle tre. Sono scesa negli spogliatoi e ho trovato la scritta: "Fuori da qua lesbica". Subito mi sono arrabbiata, mi sono cambiata e sono andata a casa. Non ho parlato con nessuno di quanto era successo. Poi ho informato Massimo Coppia, del sindacato Uil e mi ha detto un po' cosa potevo fare e come potevo procedere: una denuncia contro ignoti che devo ancora fare perché ho avuto problemi con i turni e poi non sono stata bene. Da subito ho detto che volevo portare avanti questa cosa per battermi per tutte le persone che come me vengono discriminate per qualsiasi cosa: per il fatto di essere o non essere omosessuale, per essere disabile o avere qualche differenza. E oggi eccomi qua, a parlare di questo.

Qual è il rapporto con i suoi colleghi?

Ci sono alcune colleghe che mi dicono di non entrare nello spogliatoio quando ci sono loro o che si alzano dal tavolo e se ne vanno quando mangiamo, oppure mi tolgono il saluto.

Da quando va avanti questa situazione?

Sono circa cinque sei mesi, da quando si è saputo insomma (della sua relazione omosessuale, ndr). Però io sono felice, sono fiera di ciò che sono, i miei figli l'hanno accettato per cui non mi ferma più niente. Per me possono continuare ad alzarsi dal tavolo e a non rivolgermi la parola, non cambia il mio modo di essere.

Quanti figli hai e quanti anni hanno?

Ho quattro figli: di 13, 9, 6 e 4 anni.

Cosa vorresti dire a chi ha fatto quella scritta sul tuo armadietto?

Solo che è una persona ignorante, è dimostrazione di ignoranza e di poca conoscenza. Ormai siamo nel 2020: ci siamo sempre stati e sempre ci saremo. Questo è: solo che quando viene fuori in una città come Lecco, che è chiusa, fa scalpore, fa scandalo. Non è così: solo che poi le persone si chiudono, si nascondono a causa di questo atteggiamento della gente. Io non intendo nascondermi.

Tu hai una compagna: le hai spiegato cosa succede al lavoro? 

Sì, tutti i giorni mi sopporta, perché mi arrabbio e mi sfogo con lei, raccontandole cosa mi succede. Mi sostiene: poi lei è ancora più timida di me.

È più fortunata di te sul lavoro?

Sì, lei è più fortunata di me, non ha problemi sul lavoro ma sono anche in pochi. In un ospedale con tremila persone poteva capitare una cosa del genere, ma non a questo livello: posso capire che tu non voglia sederti con me, ma arrivare a fare certi gesti è veramente brutto e stupido.

Quando hai preso consapevolezza del tuo orientamento sessuale?

Circa un anno fa, ma ne ho avuto la certezza con la mia compagna attuale, quindi circa sette mesi fa.

Dall'ospedale sono arrivate delle scuse, ti hanno espresso solidarietà per l'accaduto?

Ancora no, ma mi hanno riferito che il direttore generale mi cercava per parlarmi. Però non hanno il mio nuovo numero…

L'assessore al Welfare Gallera: Condanniamo l'episodio, avviata indagine interna

Sulla vicenda di Lecco è in realtà intervenuto l'assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera: "Ho già provato a contattare personalmente Sabrina questa mattina, e avrò modo certamente di parlarle in giornata, esprimendole la vicinanza della Regione Lombardia, e mia personale, per quanto ha vissuto. Ogni forma di discriminazione non può e non deve trovare spazi all'interno dei nostri ospedali – ha detto l'assessore di Forza Italia – ed è nostro compito condannarla, stigmatizzarla e combatterla". "Mi sono attivato immediatamente chiedendo alla direzione strategica dell'Asst di Lecco di avviare un'indagine interna per approfondire l'accaduto e per creare le condizioni affinché atteggiamenti di questo tipo vengano individuati e sanzionati affinché non si verifichino più – ha concluso Gallera -. I nostri operatori devono essere giudicati per professionalità, umanità, capacità di riconoscere le situazioni di disagio e di fragilità ai cittadini/pazienti, e non in base al proprio orientamento affettivo e sessuale".

(Ha collaborato Simone Giancristofaro)

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