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Rezzato, raid razzista al bar: centinaia di persone al presidio di solidarietà per Madiha

“Basta razzismo. Se toccano una, toccano tutte e tutti”. A Rezzato (Brescia) centinaia di persone hanno partecipato al presidio per esprimere solidarietà a Madiha, la barista vittima di un gravissimo attacco sessista e razzista con svastiche e insulti. Un gruppo di abitanti e il centro sociale autogestito Magazzino 47 hanno organizzato un aperitivo solidale per aiutare la giovane, che ha denunciato di non poter più portare avanti la sua attività a causa dei danni e della paura di ripercussioni.
A cura di Simone Gorla
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Centinaia di persone hanno partecipato a Rezzato all'aperitivo in solidarietà con Madiha, la barista vittima di un gravissimo attacco sessista e razzista con svastiche e insulti. Il presidio è stato organizzato da un gruppo di abitanti e dal centro sociale autogestito Magazzino 47 per aiutare la donna, che ha denunciato di non poter più portare avanti la sua attività a causa dei danni e della paura di ripercussioni.

Rezzato, centinaia di persone al presidio in solidarietà con la barista vittima di razzismo

"Basta razzismo. Se toccano una, toccano tutte e tutti", recitava lo striscione appeso esposto davanti al locale di via Garibaldi, nel piccolo centro del Bresciano. Il bar Casablanca è stato vandalizzato alla vigilia del Giorno della Memoria: vetrate distrutte, bicchieri rotti, frigoriferi svuotati e la scritta "tr… negr…" accompagnata da croci celtiche e svastiche. Gli autori del gesto non hanno rubato quasi niente, segno che la volontà era quella di intimidire e minacciare.

Lo sfogo di Madiha: Ho paura, non potrò più lavorare

"Domani mattina io non potrò andare a lavorare, perché ho paura. Ho paura che qualcuno mi metta le mani addosso, mi investa con l'auto. Devo scegliere tra vivere serena e lavorare", ha raccontato a Fanpage.it la barista 36enne, cittadina italiana di origini marocchine. "Non si può e non si deve essere in queste condizioni. Di questa storia prima o poi si dimenticheranno tutti. A me resterà la paura", si è sfogata. "Sono una persona integrata al cento per cento. Non riesco a capire perché lo hanno fatto. Questo paese è casa mia. Io rispetto le regole. Perché non ci posso stare?",  si è chiesta Madiha, che ha ringraziato per la mobilitazione in suo sostegno. Restano i dubbi sul suo futuro: "Non so se riaprirò".

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