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Rezzato, la barista vittima di svastiche e insulti razzisti: “Ho paura, sono costretta a chiudere”

“Lo hanno fatto per mandarmi via, per fare sì che io molli. E in qualche modo ce l’hanno fatta. Non potrò andare a lavorare, perché ho paura”. È arrabbiata e spaventata Madiha, 36enne italiana di origini marocchine, proprietaria di un bar a Rezzato che la scorsa notte qualcuno ha distrutto, dopo aver tracciato per terra svastiche e insulti razzisti e sessisti. “Questa è casa mia. Io rispetto le regole e lavoro. Perché non ci posso stare?”, si chiede la vittima del gravissimo episodio intervistata da Fanpage.it.
A cura di Simone Gorla
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"Domani mattina io non potrò andare a lavorare, perché ho paura. Ho paura che qualcuno mi metta le mani addosso, mi investa con l'auto. Devo scegliere tra vivere serena e lavorare. Non si può e non si deve essere in queste condizioni. Di questa storia prima o poi si dimenticheranno tutti. A me resterà la paura". È sotto choc Madiha, la 36enne proprietaria di un bar a Rezzato, in provincia di Brescia, dove nella notte tra il 26 e il 27 gennaio – proprio in occasione del Giorno della memoria – ignori sono entrati e, dopo aver distrutto l'intero locale, hanno tracciato una svastica e insulti razzisti e sessisti sul pavimento. Intervistata da Fanpage.it la donna, italiana di origini marocchine, non nasconde la paura e la rabbia per quello che è successo. "Sono una persona integrata al cento per cento. Non riesco a capire perché lo hanno fatto – si sfoga -. Questo paese è casa mia. Io rispetto le regole. Perché non ci posso stare?"

Cosa è successo la scorsa notte?

"Attorno alle 2 di mattina è suonato l'allarme e sono corsa al bar. Pensavo a un problema di corrente o qualcosa del genere. Arrivata sul posto ho trovato le tende del portico lacerate con il taglierino, delle scritte sia all'interno che all'esterno del bar, tutte le vetrate rotte. Dentro c'era di tutto: bicchieri rotti, bottiglie svuotate, frigoriferi aperti con gli affettati e i formaggi buttati per terra. Una situazione improponibile.

Hanno rubato qualcosa?

Hanno portato via la moneta dalla casa, 250 euro circa, per il resto non hanno rubato quasi nulla. Non è stato un furto, quindi è un atto sessista o razzista, lo trovo gravissimo. Scritte, insulti, una svastica. Mi chiamano negra perché sono di origini marocchine, anche se sono cittadina italiana.

Era già successo in passato?

Era già successo, ma piccole cose. Una parola di troppo, qualcuno che magari aveva bevuto un bicchiere in più. Non ci badavo più di tanto.

Ti sei fatta un'idea sulle motivazioni di questo attacco?

Chi l'ha fatto non mi vuole lì. Quali siano le motivazioni esatte, posso solo ipotizzarlo. Ce l'hanno fatta, non sono nelle condizioni di riprendere in mano la mia attività. Lo hanno fatto per mandarmi via, per fare sì che io molli. E in qualche modo ce l'hanno fatta.

Quanto sono gravi i danni?

I danni sono economici, perché l'assicurazione copre solo le vetrate, ma anche personali. Io sono una donna, vengo ad aprire da sola la mattina all'alba. Non sono più serena nel farlo: in questo caso hanno distrutto il bar, cosa potrebbe succedere a me? Io ho investito del denaro, ho fatto un finanziamento, non so come fare a pagare. Un po' per quello che è successo e un po' per la gente che vede la situazione se ne va. Oltre il danno anche la beffa. Sono costretta a chiudere e non so come fare perché ho degli impegni economici.

Cosa diresti alla persone che hanno fatto questo?

Gli direi di vergognarsi. A prescindere dal colore della pelle e dalla nazionalità certe cose non si fanno. Si tocca la dignità e il lavoro di una persona, il lavoro che mi sono creata e che porto avanti tutti i giorni con sacrificio. Sono animali. Non c'è modo per descrivere certe persone. Che male gli faccio? Non sono lì a rubare o a chiedere la carità a nessuno. Sono una persona che ha sempre lavorato onestamente. Hanno madri, sorelle o figlie, spero non abbia mai la sfortuna di incontrare persone così. Nel 2020 non si può avere paura di andare a lavorare per il razzismo o il sessismo

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