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Processo Maroni, la prima udienza slitta di due mesi: legittimo impedimento

Slitta la prima udienza del processo al governatore lombardo Roberto Maroni, accusato di induzione indebita e turbata libertà di scelta in due vicende che coinvolgono sue ex collaboratrici dei tempi del Viminale. Il legale di Maroni, Domenico Aiello, ha chiesto e ottenuto il rinvio: nuove udienze il 5 e 19 maggio.
A cura di Francesco Loiacono
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Inizia con un rinvio di due mesi il processo al governatore della Lombardia Roberto Maroni, imputato a Milano per "induzione indebita a dare o promettere utilità" e per "turbata libertà del procedimento di scelta del contraente" per la vicenda che riguarda due sue ex collaboratrici ai tempi del Viminale, Maria Grazia Paturzo (non indagata) e Mara Carluccio. L'avvocato di Maroni, Domenico Aiello, ha infatti chiesto e ottenuto il rinvio per legittimo impedimento della prima udienza – già slittata dal primo dicembre – perché impegnato in altri due processi come difensore.

Le nuove date per le udienza sono il 5 e il 19 maggio: ma non è certo che si terranno effettivamente. Gli avvocati delle quattro persone imputate – oltre a Maroni sono a processo il capo della sua segreteria Giacomo Ciriello (per tutti e due i capi d'accusa) e il presidente di Ferrovie nord Milano Andrea Gibelli e Mara Carluccio (per turbata libertà di scelta) – hanno infatti già prospettato ai giudici nuovi impedimenti che potrebbero portare a slittamenti ulteriori delle udienze.

Per i fatti contestati ci sono già state due condanne

Le vicende contestate agli imputati da parte del pubblico ministero Eugenio Fusco hanno già portato ad alcune condanne. Lo scorso novembre il direttore generale di Expo Christian Malangone (giudicato con rito abbreviato) è stato condannato in primo grado a quattro mesi per quanto riguarda l'induzione indebita, mentre il direttore generale di Eupolis (agenzia di Palazzo Lombardia), Alberto Brugnoli, ha patteggiato 8 mesi per la vicenda legata alla turbata libertà di scelta. Nel primo caso l'accusa contesta pressioni indebite del governatore per far aggregare a una missione per conto di Expo la Paturtzo, con la quale secondo gli inquirenti Maroni aveva una relazione affettiva. Il secondo capo d'accusa riguarda invece un contratto di consulenza "su misura" assegnato alla Carluccio.

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