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Autista dà fuoco a un bus pieno di studenti

Processo all’autista del bus dirottato, la bidella: “Pensavamo che per noi ci fosse solo la morte”

“Cercavamo di rassicurare i bambini, ma pensavamo che per noi ci fosse solo la morte”. È uno dei passaggi più drammatici della deposizione resa in aula dalla bidella della scuola media Vailati di Crema, presa in ostaggio lo scorso marzo su un autobus assieme a due professori e 50 ragazzini dal conducente Ousseynou Sy, che poi diede fuoco al mezzo. Davanti alla Corte d’assise di Milano è in corso il processo al 47enne, accusato tra l’altro di strage aggravata dalle finalità terroristiche.
A cura di Redazione Milano
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Terza udienza del processo in corso a Ousseynou Sy, l'autista che lo scorso 20 marzo prese in ostaggio su un bus a Crema 50 ragazzini della scuola media Vailati e poi, bloccato dai carabinieri all'altezza di San Donato Milanese, diede fuoco al mezzo mentre i passeggeri erano ancora all'interno del bus. Davanti alla Corte d'assise di Milano (dove si svolgono i processi per i reati più gravi), sono stati ascoltati come testimoni uno dei carabinieri che liberarono gli studenti a bordo del bus e la bidella della scuola Vailati, una dei tre adulti che erano a bordo dell'autobus sequestrato. Il militare dell'Arma ha ricostruito le fasi finali del dirottamento, quando una pattuglia è riuscita a bloccare il bus, diretto all'aeroporto di Linate, sulla Paullese: "Aveva un accendino in mano e gridava ‘spostatevi o do fuoco a tutto il pullman'", ha detto il carabiniere, aggiungendo che le operazioni di salvataggio, con la rottura dei finestrini posteriori del bus per fare uscire i bimbi all'interno, avvennero quando "iniziavano anche a divampare le fiamme".

Sy risponde di una lunga serie di accuse, tra cui strage aggravata dal terrorismo

Ousseynou Sy, 47enne ex autista della società Autoguidovie, è imputato per una lunga serie di capi d'accusa: strage aggravata dalle finalità terroristiche, sequestro di persona aggravato, incendio, resistenza e lesioni ai danni di 17 bambini, compresi traumi da "stress" e psichici da "violenza emotiva". Secondo gli inquirenti milanesi – l'inchiesta è stata condotta dai pubblici ministeri Luca Poniz e Alberto Nobili – l'uomo voleva fare una strage all'aeroporto di Linate per "condizionare i pubblici poteri in relazione alle politiche in materia di accoglimento degli stranieri, di intimidire la popolazione". Determinante in questo senso sarebbe un video proclama che l'uomo non era però riuscito a diffondere su Youtube e che gli inquirenti non hanno reso noto per il rischio di emulazione. Sy, cittadino italiano di origine senegalese, ha invece sempre sostenuto che non voleva far del male a nessuno e che il suo obiettivo era solo quello di compiere un gesto eclatante per attirare l'attenzione sulla questione dell'immigrazione e sullo sfruttamento del continente africano da parte del cosiddetto "mondo occidentale". Il conducente del bus ha rinunciato al rito abbreviato (e al conseguente sconto di un terzo della pena in caso di condanna) per farsi processare col rito ordinario.

Il processo si era aperto lo scorso 18 settembre con la costituzione come parti civili dei 50 ragazzini che erano sul bus dirottato, delle loro famiglie e dei tre accompagnatori, tra cui la bidella. Proprio la donna, l'unica adulta che non era stata legata dal 47enne, ha ricostruito nel dettaglio quanto avvenne. "Mi ha minacciato con un coltello e mi ha dato delle fascette da elettricista e mi ha ordinato di legare i bambini e di chiedere i cellulari a tutti – ha riferito la donna – Io lo ho legati un po' laschi e ho chiesto i telefoni ai bambini, ma con gli occhi facevo segno un po' di consegnarmelo e un po' no". Furono poi proprio alcuni ragazzini a riuscire ad avvertire con i loro cellulari le forze dell'ordine, riuscendo a far bloccare il bus.

La bidella: Pensavamo che per noi ci fosse solo la morte

Nella sua deposizione in aula la bidella ha spiegato che quando si avvicinò all'autista vide che era armato di pistola: "Mi ha fatto capire che se non lo avessi aiutato avrebbe sparato a tutta una fila di bambini". La donna ha poi riferito altri dettagli, alcuni noti – come gli stracci cosparsi di benzina e appesi ai finestrini del bus – e altri meno: ad esempio ha parlato di una telefonata che Sy avrebbe fatto a qualcuno, durante la quale l'uomo avrebbe ripetuto più volte la parola Linate. Il conducente dopo che bambini e i due professori erano stati legati avrebbe detto loro: "Adesso vi farò fare un bel viaggetto". Particolarmente drammatica la parte della deposizione nella quale la bidella, dopo aver detto di aver cercato di rassicurare i bambini a bordo perché si sentiva la loro mamma, ha detto: "Pensavamo che per noi ci fosse solo la morte".

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