Prelievo forzato di ovuli, chiesti 9 anni di carcere per Severino Antinori
La procura di Milano ha chiesto di condannare a nove anni di reclusione Severino Antinori, famoso ginecologo accusato di aver prelevato con la forza alcuni ovuli a una ragazza spagnola. La vicenda risale ad aprile del 2016, quando la grande accusatrice di Antinori denunciò di essere stata costretta contro la propria volontà al prelievo di otto ovuli nella clinica milanese Matris di proprietà del ginecologo. Antinori venne arrestato il mese seguente, misura cautelare in seguito attenuata nell'obbligo di dimora. Il medico è stato rinviato a giudizio con le accuse di rapina, violenza privata, lesioni e sequestro di persona: al termine della propria requisitoria davanti ai giudici dell'ottava sezione penale, i pubblici ministeri Maura Ripamonti e Leonardo Lesti hanno chiesto l'assoluzione per il reato di sequestro di persona e la condanna per gli altri tre, chiedendo altresì che al medico non vengano riconosciute le attenuanti generiche "per il suo ruolo preminente nella vicenda e perché è protagonista di gravi reati".
Anche l'accusatrice di Antinori rischia il processo per calunnia
La vicenda di cui è protagonista il 71enne ginecologo, luminare delle tecniche di procreazione assistita, è tuttora molto confusa: a novembre dello scorso anno il giudice per l'udienza preliminare Luigi Gargiulo aveva chiesto l'imputazione coatta per calunnia per la giovane infermiera che ha accusato il ginecologo, rilevando "numerosi profili di falsità" nelle dichiarazioni da lei rese agli inquirenti. Una decisione cui la procura si è opposta e su cui si attende il pronunciamento della Corte di Cassazione, che dovrà decidere se mandare a processo anche la ragazza spagnola. In attesa della decisione della Cassazione, i pm hanno chiesto le condanne anche per gli altri imputati: sei e cinque anni dicarcere sono stati chiesti rispettivamente per Bruna Balduzzi e Marilena Muzzolini, le due segretarie di Antinori, mentre cinque anni di reclusione sono stati chiesti per Antonino Marcianò, anestesista che lavorava nella clinica Matris, e per Gianni Carabetta, conoscente di Antinori.